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6 maggio 2010

Sto traversando il Mare di Cortes, a bordo del traghetto “Santa Marcela”. É la prima volta che navigo in Pacifico. La prossima sarà su una barca più piccola.

Avevo lasciato Guadalajara dopo averla attraversata con relativa facilità, lungo una sorta di periferica che però è piuttosto interna. Il traffico intenso era abbastanza fluido e sono sempre riuscito a mantenere la temperatura del motore a livelli bassi. Quando entro nelle città e comincio a fermarmi in fila a tutti i semafori, è sempre questa la preoccupazione più grande, la temperatura. Specialmente a queste latitudini, quando si arriva spesso oltre ai 40 gradi, può diventare un problema. La ventola entra in funzione ma contiene, non riduce. Per prudenza, quando mi fermo, spengo subito e riaccendo con il verde. La situazione peggiore è quando la fila si muove piano e si ferma continuamente. Sento la ventolina che parte con un sibilo leggero e osservo la lancetta che scende lentamente. Su e giù, su e giù……….. Non vedo l’ora di uscire dal traffico e lanciare la moto in velocità. Solo allora la temperatura scende a livelli tranquillizzanti.

Da Guadalajara a Mazatlan è quasi tutta autostrada. Come ieri, i caselli sono numerosi ed il costo spropositato. Solo così riesco però a tenere una media sufficiente a garantirmi l’arrivo al porto di Mazatlan per il primo pomeriggio. Ho consultato Internet per verificare orari e prezzi dei traghetti. Le notizie non sono chiare. Qualche sito pubblicizza servizi giornalieri, qualche altro a giorni alterni. L’orario probabile dovrebbe essere alle 17,00.
Alle 14,45 esco dall’autostrada, a 26 km da Mazatlan. Gli ultimi 26 km mi mangiano un’ora.

Arrivo al porto alle 15,40. Il traghetto parte alle 16,00!! A pelo, anzi no, con un’ora di margine. L’orario infatti è cambiato. Qui il fuso è diverso rispetto a Mexico City, è un’ora indietro e sono quindi le 14,40. Che c……ortuna.

Anche il prezzo del trasporto è una sorpresa positiva. Paga solo la moto. Sono 1.950,00 pesos, pari a circa 170 dollari. Non esistono cabine ma solo sedili tipo aereo (o pullman).
Sistemo la moto al primo livello e cerco il salone dei passeggeri. Quasi tutte le poltroncine sono occupate da persone sdraiate o da coperte stese su 3/4 sedili. Mi adeguo ed occupo un sedile per borsa serbatoio e zaino, un sedile per abbigliamento da moto che mi tolgo immediatamente eseguendo uno spogliarello tra la gente (e chi se ne frega) ed uno per il casco. Poi esco a godermi la manovra di partenza e l’ultimo sole che ancora scotta. Il volo di fregate ed altri volatili marini ci accompagna fino al tramonto. Sfruttano la dinamica che crea la prua della nave per farsi trasportare in alto e poi veleggiare senza batter le ali. Di tanto in tanto si tuffano in mare per ghermire una preda e poi riprendere il volo. Comincia a far freddo. Scendo nel salone per prendermi la giacca e quando risalgo la mia sedia non c’è più. Ovvio, ce ne sono così poche. Scendo nella stiva e mi sdraio sul sedile della moto, con le gambe stese ai lati del manubrio. Sto proprio bene e rapidamente mi addormento. Oggi non ho mangiato nulla, solo un caffè prima di partire. Non volevo perdere tempo.
Appena salito sul Ferry e notato un locale “simil cucina”, mi ci ero recato per metter qualcosa sotto ai denti. – No, troppo presto, la cucina apre alle 17,30 – , mi aveva detto la cuciniera. Beh, non importa, andrò più tardi, mi son detto. Quando ci torno sono le 19,40. – Troppo tardi, la cucina chiude alle 19,00 – recita a memoria la solita cuciniera. Poco male, da quello che vedo nei piatti non dev’essere stata una grande perdita. L’arrivo è previsto per le 8 di domattina. Sarò tra i primi a far colazione.


Download itinerario del 6 maggio 2010 >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)


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