4 giugno 2010
Il diario di ieri sera mi ha tenuto sveglio fino all’una. C’erano tante più cose che avrei voluto scrivere ma poi ho pensato a Nini che diceva sempre che sono prolisso e così ho tagliato corto (si fa per dire).
Il cielo è rimasto chiaro fin oltre le 23 e stamattina alle cinque era già nuovamente giorno. Avrei avuto voglia di alzarmi e partire a quell’ora ma poi il sonno mi avrebbe tormentato durante il viaggio. Anche i 4 gradi di temperatura sconsigliavano una partenza mattiniera. Così ho deciso di rimanere a poltrire fino alle 8.
I miei compagni di camerata (chiedo scusa per il gioco di parole), si erano alzati alle 5 per recarsi al lavoro lungo la strada in costruzione. Colazione la faccio con i biscotti che avevo comperato ieri sera. Perdo una mezz’ora per collegarmi ad internet e scaricare foto e diario sul sito ma la rete non regge e non riesco a completare l’invio. Poco male, provvederò stasera.
Stanotte ho avuto modo di pensare al racconto del gestore del campeggio, quello sugli incontri del terzo tipo con i grizzly. Io non prevedo di avventurarmi nei boschi ma potrebbe sempre capitarmi un guasto alla moto nel bel mezzo della foresta (qui è tutta foresta e se la moto si dovesse fermare in un posto qualunque, mi troverei esattamente “nel bel mezzo della foresta”). Ecco pertanto che prima di partire decido di procurarmi un’arma, più per una questione psicologica che pratica. Dubito infatti che mi cimenterei in un corpo a corpo con un grizzly o anche con un orsetto lavatore. Psicologia o no, il fatto di avere a portata di mano un bel coltellaccio da caccia con una lama affilatissima di 22 centimetri, non mi dispiace.
Monto la telecamerina sul casco e parto. Oggi niente tuta e niente stivali. Il cielo è tutto blu, le previsioni rosee, io fiducioso. Arrivo quasi subito alle propaggini delle Rocky Mountains e le attraverso salendo lentamente con le ampie curve della highway 97. Poi dirigo su Dawson Creek, celebre in quanto dal centro cittadino prende origine la storica “Alaska Highway”. Un monumento indica la posizione del kilometro 0.
La sua costruzione iniziò nel 1941, a seguito dell’attacco giapponese alla base di Pearl Harbour, per garantire un collegamento con l’Alaska non dipendente dalle vie marittime. Per quanto ho potuto leggere su alcuni libri e per le fotografie che hanno ripreso le fasi lavorative, posso affermare che la sua costruzione è stata davvero un’impresa eccezionale. Dal marzo 1942 al novembre dello stesso anno, 10.000 militari e 6.000 civili, lavorando h 24 sui due fronti, hanno completato i 2500 km di strada fino a Fairbanks.
Fatta la foto di rito, imbocco nuovamente la 97 in direzione nord. Il paesaggio è diverso, nella prima parte. I terreni sono coltivati in maniera estensiva e dove non ci sono coltivazioni ci sono recinti di bestiame o pascoli. Più avanti la pianura cede il passo alle prime colline, i pascoli diventano foresta. É qui che faccio il primo avvistamento della giornata. Sul lato destro, appena sotto strada, vedo una sagoma marrone, un batuffolone di pelo bruno. Sto correndo e riesco a fermarmi solo dopo un centinaio di metri, forse meno. Il tempo di accendere la telecamera sul casco, di invertire la marcia e quando ripasso non vedo che il prato. Vuoto! Pazienza, mi dico, sono appena all’inizio e non mancheranno le occasioni.
Qui a nord ritrovo tra la gente un atteggiamento che non avevo più notato nell’ultimo mese. Le persone, ho capito, diventano più gentili in maniera proporzionale con l’aumentare delle difficoltà ambientali. Già da ieri avevo notato questa differenza ed oggi ne ho avute altre dimostrazioni. Ieri sera, cosa che non mi capitava da tempo, ho fatto rifornimento prima ed ho pagato poi. Tutto qua? Eh no, non è cosa da poco, c’è tutto un atteggiamento mentale diverso che questo semplice fatto denota. Anche oggi, nella stazione di servizio dove ho anche preso un caffè, i gestori, cinesi, me lo hanno offerto come dono di benvenuto in Canada. E questa sera la proprietaria del B&B dove mi son fermato mi ha messo subito in forno due tranci di pizza perchè il ristorante alle 9 era già chiuso e il conto lo pagherò domattina e non in anticipo come sempre.
Torno agli avvistamenti.
Sto procedendo spedito. Vedo davanti a me, sul lato sinistro della strada, un pelone nero che si affaccia dalla scarpata. Rallento. Lui si ferma. Gli passo davanti e ci guardiamo negli occhi. Che musone simpatico, che pelo nero!! Un orso nero non l’avevo ancora visto. Avevo appena tolto la telecamera perchè, correndo, mi dava fastidio. Mi fermo ad una cinquantina di metri ed apro freneticamente la borsa da serbatoio per estrarre la telecamera e posizionarla sul casco. L’operazione va per le lunghe, non riesco ad inserire la telecamera nell’attacco sopra al casco. Nel frattempo tengo d’occhio la bestia nello specchietto. Vedo che si posiziona a centro strada e rimane ferma ad osservarmi. Sto per completare il montaggio e riaccendere il motore ma sopraggiunge un veicolo ed il mio orso riprende la strada del bosco. Due persi su due. Ora la telecamera la terrò sempre in posizione. Dopo mezz’ora, sempre sul lato sinistro ecco due cerbiatti. Il tempo di rallentare e fermarmi e dallo specchietto li vedo mentre attraversano e lentamente se ne vanno. Mi giro, accendo la telecamera e mi avvicino in tempo per vederli sparire tra gli alberi. Tre persi su tre!!
Ancora avanti. Questa volta lo vedo da lontano. É grosso grosso e nero nero. Rallento e mi fermo sul ciglio della strada. É li, a meno di venti metri da me, fuori dal bosco ma tra l’erba alta. Ha sentito la moto. Si alza sulle zampe posteriori e muove le orecchie. Mi osserva ed io lo osservo. Non so se spegnere il motre o tenerlo acceso e pronto. Poi lui si abbassa e ritorna a fare i fatti suoi. Spengo, prendo la macchina fotografica ed aspetto. É quasi invisibile, tra l’erba alta. Si vede solo la sagoma. É un bel bestione. Vorrei riprenderlo con la cinepresa che ha uno zoom più potente ma dovrei smontare mezza borsa, togliermi i guanti, trafficare con cose che poi mi impedirebbero di partire con rapidità. Aspetto ma lui se ne frega. Dopo cinque minuti decide di andare. Lui di là ed io di qua. Bella emozione però. Il sole è ancora alto ma mi rendo conto che dev’essere già tardi perchè non c’è più nessuno sulla strada. Infatti sono quasi le 9 ed il traffico è sparito. Mi mancano ancora un centinaio di chilometri ma sono scarso di benzina. Dovrei farcela ma non ne sono completamente sicuro. Ho corso molto ed il consumo potrebbe essere stato più forte che nella media dei giorni scorsi. Per fortuna più avanti c’è un distributore, ho visto il cartello segnaletico. Quando arrivo però lo trovo chiuso. Rimango un po’ a valutare sulla situazione. É vero che ho la tanichetta di scorta ma ho notato che con lo sfregamento si è bucata e sta perdendo benzina. Non ho più la quantità intera. Poco prima della stazione di servizio ho notato l’insegna di un B&B. Ci vado. Sono ancora a cavalcioni dell’Honda che si apre una porta ed esce la proprietaria. Si, mi conferma, ho ancora una camera.
Download itinerario del 4 giugno 2010 >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)