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29 marzo 2010

Ormai è deciso, partiremo verso mezzogiorno. Trascorriamo la mattinata visitando musei e le vie cittadine di maggior interesse.
Cusco (qui la ciamano così e non Cuzco) è davvero carina. Forse la cittadina più ricca d’interesse tra quelle finora visitate. É ben tenuta e l’impianto urbanistico ha mantenuto l’originale impronta Inca. I Conquistadores hanno distrutto l’antica città col ferro e con il fuoco ma le fondamenta sono rimaste e su quelle hanno edificato palazzi e chiese.

A Cuzco non mancano certo le banche. Ce ne sono ogni pochi metri e così pure le botteghe di cambio valute. É chiaro come tutta l’economia della città sia strutturata sul turismo. É altrettanto chiaro come l’attuale politica del governo e della città stiano malamente gestendo questa risorsa in quanto la politica attuale sembra sia quella del mordi e fuggi. I prezzi sono alle stelle ma non è così che si pianifica uno sviluppo intelligente.

Partiamo. La moto ha il grande vantaggio di consentire un contatto diretto con quanto ti circonda. Si sentono i profumi dell’aria, come quando ieri, passando entro un boschetto di eucalipti, se ne è percepito l’aroma. Si sentono però anche i cattivi odori, che qui non mancano.

La strada sembra essere il luogo ideale per allevare il bestiame. Sulle scarpate, infatti, pascolano mucche, cavalli, asini, pecore e maiali. Più o meno liberi o legati ad una corda ma comunque a ridosso della carreggiata. I cani poi, sono numerosissimi e molti rimangono inevitabilmente travolti dai camion.
La strada si arrampica a mezza costa, sulle scarpate dei monti che circondano l città. Guardo con preoccupazione come abbiano costruito selvaggiamente, accatastando una sull’altra abitazioni che non reggeranno in caso di piogge intense. Il terreno è assolutamente instabile e rischia di smottare a valle alla prima pioggia. Per evitare ciò, gli abitanti tentano disperatamente di impedire all’acqua di raggiungere il terreno su cui insiste la loro casa e lo coprono con nylon azzurri che creano un grottesco effetto visivo. Spero non succeda, ma temo sarà inevitabile che tutto, prima o poi, frani a valle. Irresponsabili le autorità, che permetto ciò, ma tant’è, in Italia non siamo da meno.

Dopo mezz’ora stiamo per entrare sotto ad un temporale violento. Ci fermiamo all’asciutto per indossare la tuta da pioggia. Con tutto quello che già abbiamo addosso, l’operazione è lunga e complicata. Io alla fine sembro l’Omino Michelin… Entriamo subito sotto ad un violento scroscio di temporale ma dura poco.

Da questo momento percorreremo altri 200 km, imbottiti come cotechini, senza più trovare pioggia. Le salite (due valichi sui 4000 m), le curve continue ed il caldo, ci esauriscono ogni energia. Non si fa strada!! La statale non è fatta per correre. Attraversa cittadine, guada fiumiciattoli, devia continuamente a causa di lavori in corso. Il tempo passa ma non si avanza. Ormai è chiaro che per stasera non arriveremo a Nazca.

Qui comincia a far buio molto presto. Alle sei e mezza il sole già non c’è più e nelle parti in ombra si fatica a vedere la strada. Davanti a noi un’unica cittadina prima di Nazca, trecento cinquanta km più avanti. É notte, sta per scatenarsi il finimondo proprio davanti a noi. Le prime gocce già cadono quando entriamo nel pueblo.
Ci fermiamo al primo hotel di cui riusciamo a vedere la scritta. Lo sguardo di Nini, già dietro al casco mi appare disperato. Tenta una sortita attraverso il paese per verificare l’eventuale esistenza di altri hotel. Io presidio questo, non è l’Hilton ma porta pur sempre un nome altisonante, è l’Hotel Plaza.

La pioggia rinforza e Nini torna senza aver individuato nulla. Portiamo le moto nella “cochera” (garage) dell’albergo (un cortile) e saliamo per registrarci. Nini è traumatizzato e mi annuncia che lui su quel letto non dormirà. Io accetto di buon cuore.. a me non fa nessun effetto. Mi spoglio ed entro sotto una bella doccia calda che mi ristora.
Dopo una mezz’oretta trovo Nini al ristorante (?): non si è cambiato e vorrebbe proseguire… ma per me è troppo rischioso mettersi in strada di notte e sotto la pioggia. Avevamo infatti avuto modo di vedere molti sassi caduti in carreggiata dalle scarpate laterali e le modalità con cui qui fanno le segnalazioni dei lavori di riparazione stradale: mettono delle belle pietrone, anche in centro strada, per impedire il transito sulle riparazioni effettuate di fresco. Di notte è molto difficile vederle. Se poi piove….
Alla fine rimaniamo. Dopo cena, ci prendiamo una mezza bottiglia di Pisco, la grappa locale, e dopo un paio di bicchierozzi vedo tornare il sorriso sulle labbra di Nini!
Facciamo due passi ed è per me la prima volta, dopo un mese, che finalmente entro in serio contatto con gli indigeni. Era ciò che cercavo e a me non dispiace. L’opinione di Nini non coincide con la mia ma d’altra parte c’è un motivo se siamo “lastranacoppia.com”……………….!


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