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26 febbraio 2010

Oggi abbiamo attraversato la “Pampa húmeda”. Facile intuire il significato del nome. C’è abbondanza d’acqua ovunque ed inoltre la scorsa settimana ci sono state delle alluvioni.

Definire queste praterie come sterminate, rischia di essere riduttivo. Centinaia e centinaia di chilometri su cui si alternano coltivazioni di girasoli, olivi, cipolle, grano e, dove cresce solo erba, mandrie di bovini o pecore o maiali a perdita d’occhio. Qui il cielo si perde in lontananza, colorandosi del verde dell’erba.

Il vento della Patagonia non ci ha fatto attendere. Ci è venuto incontro fin dalla mattina. Le raffiche, a volte molto forti, ci hanno costretto a viaggiare piegati sul lato a occidente.

Una delle curiosità, cui dovremo far l’abitudine, è quella di avere, a mezzogiorno, il sole dietro, pur facendo rotta verso sud. Eh si, anche le stelle che vedevo ieri sera non sono le stesse su cui tante volte ho fermato lo sguardo nelle calde serate di agosto o nelle gelide e limpide nottate invernali.

La strada è lunga e diritta ed i camion che ci vengono incontro formano una colonna continua. Fortunatamente il traffico è disciplinato e si viaggia bene, sui 120 Km/h.

Improvvisamente la mia moto comincia a strattonare ed il motore si ferma in 500 metri. Ecco il primo problema. Ovviamente il pensiero corre a valutare tutte le ipotesi e prospettive. Stacco le cannule della benzina dalla pompa che sembrerebbe a posto. Riaccendo ed il motore parte senza problemi. Mah…. Fatto sta che la moto riprende la sua corsa.

A sera avremmo percorso 400 chilometri senza altri problemi. Arriviamo in una zona inondata e si rende necessaria una deviazione che ci porta a percorrere una pista tra i campi, massacrata dal traffico pesante, con profonde impronte e sabbia alta. Tenere la moto in queste condizioni, carica e nelle “sabbie mobili”, non si dimostra facile. Si viaggia stando in piedi sulle moto, per abbassare il baricentro del carico. In una curva sbando e riesco a mantenere l’equilibrio con fortuna, più che per abilità, ma esco di strada, fermandomi a 10 metri dalla pista. Nini invece non ce la fa e, colto di sorpresa, si ritrova a terra. La velocità molto bassa e lo strato di sabbia sottile evitano conseguenze. Nini sta bene, solo la borsa del lato destro appare danneggiata. Perdiamo più di un’ora per smontarla e rimetterla in sesto alla meno peggio, tanto da poter riprendere il viaggio ed arrivare alla prossima cittadina in cui cercare un fabbro. Fortunatamente è in alluminio e si presta ad essere battuta ed aggiustata.

A Viedma troviamo un alberghetto e ci fermiamo per la notte.


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