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20 marzo 2010

Oggi arriveremo in prossimità della frontiera con la Bolivia. Ci dispiacerà lasciare l’Argentina, dopo quasi un mese di permanenza. L’impressione è di essere qui solo da pochi giorni. Sicuramente porteremo con noi un bellissimo ricordo dei luoghi, così diversi da quelli a noi consueti, e della gente così gentile e disponibile.

Le cittadine che abbiamo attraversato o visitato hanno l’aspetto dei paesi di frontiera, con abitazioni basse e sparse, quasi tutte di semplice struttura. L’impianto cittadino è a Castrum romano, con tutte le strade in quadro delle quali alcune sono a doppio senso di marcia ma quasi tutte a senso unico, con una che va e la successiva che torna, come nella Grande Mela. La circolazione risulta pertanto facile, una volta individuate le microscopiche tabelle con la freccia che indica la direzione obbligata. I primi giorni, ma accade tuttora, abbiamo più volte imboccato il controsenso. I semafori sono quasi invisibili e posti sul lato opposto alla provenienza. Anche in questo caso, i primi giorni ci fermavamo quasi a centro strada, non avendo a terra nessun riferimento e con il semaforo posto oltre l’incrocio.

I pueblos, i piccoli villaggi, sono più poveri ed a volte raccolgono poche casupole sghimbescie, di legno o pietra ed alcune volte di fango. Sono abitati in prevalenza da Indios. Non esiste però la sporcizia e nella loro modestia i centri abitati appaiono ordinati.
Le persone sono speciali. Per tutti, a tutte le età e senza distinzione di rango sociale o razza, gentilezza ed educazione sono d’obbligo. Forse un po’ curiosi ma mai invadenti. La gente saluta e sorride, proprio come da noi… quando chi ti incrocia per strada, si fa venire il torcicollo per non guardarti e perfino in ascensore c’è chi si scruta le scarpe come le vedesse per la prima volta, pur di non alzare lo sguardo. Timidezza? No, io la chiamo maleducazione. Beh, qui non c’è.

Ieri ci siamo fermati cinque minuti a bordo starda, in un piccolo paesino di dieci case ed una scuola. Nini è sceso per recarsi ad un chiosco in cerca di sigarette. Alcuni ragazzini con il grembiule, appena usciti da scuola, stavano camminando lungo la via e si sono subito avvicinati. Hanno chiesto, hanno guardato le moto ma nessuno ha toccato nulla. Delle scolarette erano ferme al chiosco e stavano bevendo una gazosa. Subito una di loro, riempito un bicchiere di bibita fresca, me lo ha porto con un sorriso. Anche da noi sarebbe successo, vero?
E poi l’Argentina è grande, enorme. Tutto è grande, la Pampa, le steppe, le montagne, i ghiacciai, i laghi, le strade, le valli, le portate al ristorante. Ogni cosa ha dimensioni inusuali in rapporto alla nostra normalità.

Gli argentini guidano generalmente bene, sono educati e molto rispettosi dei limiti. Segnalano con la freccia quando la strada è libera, davanti a loro, per consentirci di sorpassare. Il problema è che lo fanno accendendo la freccia sinistra. Le prime volte non capivo e non mi fidavo a sorpassare. Nei paesi dell’Est europeo, i conducenti di camion sono altrettanto disponibili con i motociclisti, ma segnalano con la freccia destra. Ebbene, in un paio di occasioni, vista la freccia a sinistra ho iniziato il sorpasso ma l’auto doveva veramente svoltare a sinistra!!!! Bisogna stare molto attenti.

Gli argentini hanno l’abitudine di dire che nel loro paese “nulla è come dicono che sia”. E questo lo possiamo confermare.

Anche la gamma di offerta di Hotels e ristoranti è la più ampia possibile. Abbiamo trovato di tutto, dall’hotel di lusso (relativamente) da 157 dollari, alla locanda da 16 euro. Per un buon pasto si possono spendere da 5 euro ad un massimo di 30.

Inoltre, in Argentina non abbiamo mai avuto, nemmeno per un momento, la sensazione che le nostre cose fossero a rischio di furto. Non credo sarà così d’ora in avanti, passando in Bolivia, Peru’ e negli altri paesi del centro America. Molti motociclisti che abbiamo incontrato ci hanno allertato sul problema.

Oltre all’Argentina, finora, abbiamo visitato solo la parte meridionale del Cile. Il Cile è diverso, interessante ma più triste, più complicato da vivere e, soprattutto, molto più caro dell’Argentina. Abbiamo pertanto scelto di non rientrare in quel paese ma procedere lungo la Ruta 40, fino al confine nord con la Bolivia.

Anche oggi è stata una giornata speciale. Il panorama maestoso delle montagne di argilla rossa ci ha accompagnato per centinaia di chilometri. Nelle valli scorrevano fiumi di un colore rosa pastello, ricchi di fanghi dilavati dalle alture, anch’esse scolpite ed incise in profondità dalle precipitazioni e dal vento.

Ai lati delle valle, le alture apparivano scure, poi rosse, poi coperte da un leggero manto di verde, quasi fosse muschio, poi di nuovo brulle. Le parti erose rivelavano strati di sedimenti multicolori, dall’ocra al rosso, al giallo, al nero. Pareti strapiombanti spiccavano dalla strada verso il cielo, cariche di massi incastonati, in attesa di precipitarsi a valle con prima pioggia.

Verso sera la strada ha preso a salire e con larghe ed invitanti curve ci ha portato oltre quota 2500, dentro le nuvole.
Sentivo la perdita di potenza della moto che tuttavia ha fatto il suo dovere. Il suono del motore è cambiato, divenendo più ovattato, la risposta all’acceleratore più lenta, ma il suo ron, ron, non ha cessato di farsi sentire continuo, rotondo e rassicurante. Ti voglio bene, vecchia mia, continua così!

Nell’ultima parte del percorso odierno il cielo era coperto. Ci siamo fermati per un caffè ed è iniziata la pioggia. Siamo ripartiti ed è cessata. Qualcuno o qualcosa sicuramente ci protegge. In un mese mai uno scroscio d’acqua, niente vento quando abbiamo attraversato lo stretto di Magellano, sia nell’andata che nel ritorno. Tutto è stato perfetto.

All’imbrunire abbiamo attraversato il Tropico del Capricorno. Sui due lati della strada, maestose montagne sulle cui cime di cresta, illuminate dal sole al tramonto, stavano i saguari, immobili sentinelle svettanti contro il cielo terso.

Ci siamo fermati ad Humahuaca, un pueblo a 150 km dal confine. Abbiamo preferito non arrivare alla frontiera di notte, con il dubbio di trovare o meno alloggio.
Abbiamo girato il paese, che ci era stato definito quale centro turistico, senza troppa fortuna. Alla fine ci siamo dovuti accontentare di un sistemazione piuttosto spartana. C’erano ospiti due coppie di ragazzi argentini, in vacanza con lo zaino. Stavano cucinando l’asado e noi ci siamo uniti a loro. Ci siamo fatti accompagnare in macelleria ed abbiamo acquistato un paio di kg di carne mista, cotta poi sulle braci e mangiata assieme ai ragazzi. Abbiamo chiacchierato per tutta la serata ed è stato piacevole.


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