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26 maggio 2010

Seaside è carina ma, vista la stagione, ancora deserta. L’enorme spiaggia è vuota ed i pochi turisti indossano maglie e cerate. Le case sulla spiaggia sono tutte in legno e dipinte con colori vivaci. La main street è fiancheggiata da negozi di souvenir e ristoranti. Se c’è una cosa che non manca, qui negli USA, sono i locali dove viene prodotto e venduto il cibo. Tutti hanno sempre in mano un bicchiere o una lattina e nell’altra un pasticcino o un hamburger. I risultati si vedono. Ho smesso di affrontare le colazioni mattutine perchè sono delle bombe caloriche, anche se prendo solo un croissant o una pasta. Per dimensioni e contenuto in zuccheri e grassi mi è sempre difficile riuscire a terminare quanto mi mettono davanti. Stessa cosa a pranzo. Se prendo un zuppa mi ritrovo con una montagna di prodotti vari ammonticchiati in una tazzona, riccamente conditi con salse a base di formaggio. Quando ho deciso di mangiare pizza, non sono mai riuscito ad andare oltre la metà. La carne è saporita e quasi sempre accompagnata dalle immancabili patatine fritte. E poi chi ha detto che negli USA si spende poco? No, non è vero, negli USA si spende nè più nè meno che in Italia. Una buona bistecca, al supermercato, costa tra i 10 ed i 15 dollari. Al ristorante attorno ai 20.

Stamattina sono in ritardo ma la strada da percorrere sembra molto buona e anche se piove riesco a tenere una media accettabile. In prossimità del confine tra Oregon e lo stato di Washington, ad Astoria, attraverso un tratto di mare su un ponte molto particolare. Si sale fino all’ingresso percorrendo un’ampia rampa circolare e si imbocca il ponte in salita. Superata la prima grande campata, la strada scende ripida e sembra tuffarsi nell’acqua. L’atmosfera nebbiosa rende invisibile l’altra sponda e un forte vento scuote la struttura metallica. La pioggia mi sferza e sono costretto a rallentare molto. Man mano che procedo verso nord il traffico aumenta. Non ci sono camion fortunatamente ma ormai trovo ovunque colonne di auto. Si procede a passo d’uomo in prossimità di ogni paese, anche se la freeway non lo attraversa. Le ultime decine di kilometri prima di giungere a Seattle li sto percorrendo quasi a passo d’uomo. Poi, nell’attraversamento della città, le corsie raddoppiano ed a tratti arrivo a contarne fino a 8. Qui il traffico si scatena e tutti scordano i limiti. Mi trovo costretto a correre in una carrera messicana con auto che sfrecciano da tutte le parti.

Cerco di individuare qualche hotel dove potermi fermare ma attraverso tutta la città senza trovare nulla. Poi, con la coda dell’occhio vedo un paio di insegne, dall’altra parte dell’autostrada. Esco alla prima uscita e rientro in senso inverso. Con un po’ di fortuna arrivo a destinazione.
Le previsioni del tempo per i prossimi giorni sono pessime e temo che dovrò fermarmi qui ancora un po’, prima di riprendere il mio viaggio.


Download itinerario del 26 maggio 2010 >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)


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