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Alaska




Itinerario del 8 giugno 2010

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8 giugno 2010: welcome to Alaska!

Mancano ancora 33 km per raggiungere l’Alaska, il mio traguardo di questo viaggio.

Parto tardi ed arrivo alla frontiera verso mezzogiorno. La dogana Canadese non esiste, quella degli USA sì, ma è piuttosto sbrigativa e poco formale.
Questa volta, a differenza di quando son passato da San Diego, in California, mi fanno compilare il foglio verde e mi prendono le impronte digitali. Il tutto non richiede più di 10 minuti.

Il doganiere è un motociclista ed ha prestato servizio a Prodhue Bay per diverso tempo. Mi fornisce alcune informazioni sulla strada e poi esce dall’uffico per vedere la mia Africa e farle i complimenti.

Procedo con calma, sempre osservando la boscaglia ai lati della strada alla ricerca di animali selvatici. Oggi non riesco a vedere nulla di interessante. La vegetazione cambia ma non di tipologia, bensì di dimensioni. Le piante sono sempre le stesse, con la stessa incredibile densità di uno o due esemplari a metro quadro, ma più piccole e più striminzite. Il cielo è azzurro ma poi comincia a coprirsi. Qualche piovasco qua e là ma riesco ad evitarli finchè, verso sera, vedo in lontananza che il cielo è di un buio differente.

Mancano ancora 200 km. Mi fermo per riflettere e prendere tempo, poi decido di indossare la tuta. Dopo poco comincia a scendere il diluvio e dopo ancora un po’ inizia a grandinare. In pochi mnuti la strada è ricoperta di ghiaccio in palline e la temperatura è scesa a due gradi sopra lo 0. Combatto con la visiera che si appanna in continuazione, poi rinuncio e la tengo leggermente alzata.

Finalmente torno a vederci, la natura si sta placando. Quando arrivo a Fairbank sono piuttosto infreddolito, i piedi sono bagnati fradici e impiego più di 2 ore per visitare alberghi, trovandone solamente uno e molto caro.
Ora sto finendo di scrivere il diario ed inviare le foto ed i video per il sito. É l’una di notte e fuori è ancora pieno giorno.


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Paesaggi


Itinerario del 7 giugno 2010

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7 giugno 2010

Ieri sera ho avuto problemi con il collegamento internet e la sera prima proprio non c’era rete. Questa mattina, prima di partire, faccio un giro per il paese in caccia di collegamenti wi-fi free. Ne trovo uno con difficoltà e scarico la posta. Sto aspettando delle risposta per la spedizione della moto ed ogni giorno può essere prezioso. Se mi dovesse aver scritto qualcuno e nemmeno stasera dovessi trovare copertura, sarebbero trascorsi 3 preziosi giorni inattivi. Invece non c’è nulla. Passo in un negozio specializzato per procurarmi un sacco a pelo e parto. Ho inserito nel GPS il punto di frontiera tra Yukon ed Alaska. Sono 485 km di strada da percorrere e poi sarò arrivato a destinazione.
A metà strada incontro tre magnifici esemplari di orso. Sono due cuccioli con la madre, tutti di color champagne. Sono splendidi. Quando li vedo comincio a rallentare ed i cuccioli mi sentono e subito si alzano sulle zampe posteriori per guardare cosa sta succedendo. Quando mi fermo mamma orsa non perde tempo e se li trascina nel sottobosco. Purtroppo nemmeno questa volta riesco ad immortalare la scena.


Qualche notizia sul territorio:

L’Alaska con i suoi 1,477 km2, è il più esteso stato degli USA, quasi due volte il Texas, che è il secondo in classifica.
Detiene anche altri record, come per esempio il monte McKinley che, con i suoi 6096 metri di altezza, è il più alto del Nord America. Il fiume Yukon, che la attraversa, è lungo 3019 km ed è il terzo degli USA per lunghezza. Oltre allo Yukon ci sono altri 3000 fiumi, oltre 3 milioni di laghi, più o meno 100.000 ghiacciai e ben 46 vulcani attivi. Forse ieri ho fatto il bagno sopra uno di loro.
Tralasciando la preistoria che ha visto l’uomo attraversare l’attuale stretto di Bering già 30 o 40000 anni fa, in tempi a noi più vicini la prima esplorazione dell’Alaska sembra essere attribuibile a Bartholome de Fonte, nel 1640 che navigò verso questa terra, partendo dal Messico. Il danese Bering lo seguì solo nel 1728 ma vi posò piede solo trent’anni più tardi.
Furono invece i Russi che per primi vi stabilirono un insediamento fisso ed iniziarono la caccia intensiva agli animali da pelliccia, arrivando addirittura ad impoverire la fauna locale.
Gli inglesi arrivarono tardi, solo nel 1778, quando il Capitano James Cook fu incaricato dall’Ammiragliato di ricercare il mitico Passaggio a Nord Ovest.
Nel 1860, con il declino del commercio delle pelli, i russi pensarono di contattare gli americani per trattare la vendita del territorio che ritenevano ormai impoverito. Nel 1867 il segretario di stato americano William H. Seward firmò il trattato di acquisto dell’Alaska per la somma di 7,2 milioni di dollari.
All’inizio fu solo la caccia alle balene, poi la pesca ai salmoni di cui erano ricchi i fiumi ed infine la scoperta dell’oro ad attirare in questo paese una moltitudine di persone.
L’Alaska divenne il 49° stato dell’unione solamente nel 1959.
Nel 1968 vi fu scoperto il petrolio.
Nel 2010 ci sono passato anch’io…………………….


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Bisonti e Yukon


Itinerario del 6 giugno 2010

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6 giugno 2010

Il freddo della notte si è fatto sentire. Anche i rumori della foresta in cui siamo immersi, sono stati una compagnia. Quando Nini è rientrato in Italia, per sbarazzarmi di più peso possibile, ho sciaguratamente infilato nella borsa anche il sacco a pelo che avevo portato con me per tante migliaia di kilometri. Si sa, quando fa caldo da tanto tempo, sembra impossibile che si possa anche aver freddo. Tant’è che mi son dovuto vestire con tutti gli strati di cui disponevo. Fortunatamente ho sempre con me una di quelle speciali coperte salvavita costruite con un foglio di argento e oro di spessore micrometrico che servono per trattenere il calore del corpo. Verso le 4 di mattina battevo comunque i denti ed allora ho acceso il riscaldamento interno, ingurgitando una sostanziosa barretta di miele e dolcezze varie che mi ha dato sufficenti calorie fino a mattina.

Nell’incognita di cosa troverò più’ avanti, appena troverò un paese vero, dovrò procurarmi un sacco a pelo. In quest’area ci sono moltissimi campeggi ma pochi altri tipi di alloggi e molti di questi sono anche chiusi, come pure molti distributori di benzina.Avrei tanto desiderato un’altra immersione nell’acqua bollente della fonte termale ma avrei perso troppo tempo. Oggi voglio arrivare a Withehorse e mancano 650 km. Considerando che non voglio correre a più di 110 km/h per risparmiare la moto, che mi devo fermare tutte le volte che vedo una pompa di benzina e che devo anche mangiare e scattare qualche bella foto, mi ci vorranno almeno 10 ore. Alle 10,30 sono pronto. Mick si ferma ancora un giorno, io vado. Ci scambiamo le reciproche mail e ci salutiamo con la promessa di risentirci più avanti, lungo la strada.
650 km non sono tanti ma serve comunque un sacco di tempo. Potrei andare più veloce, come nel tratto percorso ieri con Mick ma ritengo che per un’ora in meno di viaggio ci siano troppe controindicazioni. Vediamo i vantaggi dell’andare piano: a 110 all’ora il motore gira a meno di 5000 giri e si sente che respira bene, non è sotto sforzo. Consuma meno olio (molto meno) e meno benzina (che non guasta). Si viaggia più rilassati e c’è una maggior possibilità di guardarsi attorno in cerca di avvistamenti di animali selvatici. Infine ci vuol meno a fermare la moto se si nota uno scorcio di panorama che val la pena di fotografare. Se si corre è più difficile attaccarsi ai freni ed in genere si tira dritto.
C’è anche una questione di sicurezza da non sottovalutare. Ogni tanto si vedono infatti sull’asfalto tracce di sangue e qualche carcassa di animale a lato strada.
Procedo comunque spedito e faccio molte riprese con la videocamera del casco (solo in serata mi accorgerò poi che le batterie erano scariche). Ad un tratto, in lontananza, una sagoma nera si staglia contro il cielo. Rallento ed arrivo a fermarmi a poche decine di metri da un colossale bisonte che sta attraversando la carreggiata. Si prende tutto il suo tempo e va a raggiungere 3 altri bestioni che pascolano sul prato. Sono davvero enormi ma hanno un’aria pacifica. Sono un po’ impressionato e non conoscendo il carattere delle bestie, non le perdo di vista e seguo tutti i loro movimenti. Ho fermato la moto, spento il motore e aperta la borsa per estrarre l’attrezzatura fotografica. Per far tutto ciò devo anche togliermi i guanti. Pian piano, sempre brucando, la piccola mandria comincia ad avvicinarsi. Sto riprendendo la scena e quando abbasso la videocamera, realizzo che gli animali si sono avvicinati fino a pochi metri. Non mi sento tranquillo e in tutta fretta infilo le cose alla rinfusa nella borsa, non metto nemmeno i guanti ed accendo il motore. Loro non si scompongono. Mi allontano quanto basta, mi fermo nuovamente e metto tutto a posto. Mi sono emozionato. Ho pensato a quanti di questi bestioni popolavano questo territorio ed a come sono stati annientati dall’avidità e stupidità dell’homo sapiens.
Continuo a viaggiare. Le ore passano ma il sole è sempre alto. C’è un’atmosfera strana, quasi irreale. Il cielo è chiaro e luminoso come in pieno giorno ma quando il sole viene momentaneamente coperto da una nuvola, quasi cala la notte e la temperatura cala subito di qualche grado.
Arrivo a Whitehorse che sono già le 21 ed è ancora giorno pieno. A mezzanotte chiudo le tende per avere un po’ di buio.


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