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Itinerario del 28 maggio 2010

Itinerario del 28 maggio 2010

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28 maggio 2010

Sono a Seattle e piove. La Boeing, azienza leader mondiale nell’ambito aerospaziale, ha in periferia di Seattle la sua principale base produttiva. Quale migliore occasione per compiere un tour all’interno di una delle sue fabbriche? Qui negli USA vendono anche l’aria che si respira, è pertanto più che normale che del loro lavoro ne facciano uno spettacolo da vendere ai turisti. Tour organizzati partono continuativamente per compiere una visita guidata che consente di osservare da vicino le varie fasi di produzione di alcuni di questi mastodonti dell’aria.

Boeing produce jet di linea ed apparecchi militari, la sua tecnologia è all’avanguardia ed è pertanto logico che tema lo spionaggio industriale. Fotocamere, videocamere e telefoni cellulari sono pertanto banditi e devono rimanere all’esterno del recinto. Purtroppo il mio reportage sarà quindi privo di documentazione fotografica.

Boeing fornisce apparecchi ad oltre 90 clienti internazionali ed il suo bilancio commerciale come esportatore è uno dei più consistenti di tutti gli USA. Con 12.000 velivoli in circolazione, la Boeing rappresenta il 75% del totale delle flotte circolanti nel mondo.
La sua organizzazione impiega circa 160.000 persone e costituisce un richiamo per migliaia di cervelli provenienti da ogni nazione.
I prodotti di spicco sono attualmente i modelli 737, 747, 767, 777 e 787.
Il Boeing B787 Dreamliner merita una descrizione particolare. É un bimotore a fusoliera larga (wide-body), assemblato con parti prodotte in svariate nazioni di tutto il mondo, tra cui l’Italia, ed è il primo al mondo, tra gli aerei di linea, a fare un uso massiccio della fibra di carbonio. L’aereo ha effettuato il suo volo inaugurale il 15 dicembre 2009.

Il tour prevede la visita alle catene di montaggio di alcuni modelli. Le lavorazioni si svolgono all’interno di un capannone dalle dimensioni inimmaginabili (472,000,000 cubic feet, pari a 13,385,378 metri cubi) che dicono essere il più voluminoso edificio del mondo.
Dai tunnel sotterranei si passa alle passerelle aeree dalle quali si possono osservare gli operai all’opera sulle varie parti dell’aeroplano. Piccoli e numerosi come formiche, si muovono sul pavimento dell’Hangar, 20 metri più sotto. Le fasi sono molte e le parti dell’aeroplano vengono trasportate da una zona di lavorazione alla successiva con l’impiego di enormi carriponte.
Impressionanti le dimensioni di uno degli ultimi nati, uscito dalle costole di un 747, cui è stata rifatta la fusoliera per ampliarne il volume. La sua storia iniziò nel 2003, quando la Boeing annunciò che un 747-400 passeggeri sarebbe stato convertito in uno speciale aereo cargo per trasportare a Seattle le parti del nuovo 787, realizzate in varie parti del globo, per ridurre i tempi e gli alti costi del trasporto marittimo. Basti pensare che i tempi di consegna delle ali, costruite in Giappone, si sono ridotti da 30 ad un solo giorno.

Terminato il tour, ho visitato una sorta di museo dell’aria dove si possono ammirare piccoli esemplari in scala reale e parti dei grossi velivoli di linea.
Sono salito in cabina ed ho impugnato il volantino di uno dei vecchi modelli. Nessuna emozione, è sicuramente piu’ interessante un bel volo in aliante!!!


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Banjo e pesci





Itinerario del 27 maggio 2010

Itinerario del 27 maggio 2010

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27 maggio 2010

Ho visitato il centro di Seattle. Ai piedi delle grandi torri vetrate che svettano verso il cielo grigio, ci sono piccoli fabbricati in legno che ricordano le origini della città.
Il mercato di Pike street è un fervore di attività ed è invaso dai turisti. Sui banchi fanno bella mostra di sè tutti i prodotti ittici del nord Pacifico, belle verdure e frutta fresca e poi tanti fiori e prodotti dell’artigianato indigeno.

La città appare molto vivibile ma i prezzi dei parcheggi sono impossibili. 4,75 dollari la prima mezz’ora, 2,75 dollari ogni mezz’ora successiva. I trasporti pubblici non sono ben sviluppati ma mi voglio informare meglio. Venire in centro con la moto è faticoso e poi mi ritrovo sempre in divisa. L’hotel è fuori, in periferia, 20 km a sud. Devo trovare un modo per spostarmi.

Purtroppo le previsioni del tempo continuano a dare brutte notizie e prima di partire vorrei avere almeno la prospettiva di una schiarita. Dovrò in ogni caso escogitare un sistema per fissare al manubrio delle manopole di materiale impermeabile, magari imbottito (si vedevano un tempo sul Galletto della Guzzi), perchè quando piove i guanti si inzuppano e poi le mani si gelano. Con gli stivali di gomma che ho comperato ho risolto il problema dell’acqua ma rimane sempre quello del freddo.


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Itinerario del 26 maggio 2010

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26 maggio 2010

Seaside è carina ma, vista la stagione, ancora deserta. L’enorme spiaggia è vuota ed i pochi turisti indossano maglie e cerate. Le case sulla spiaggia sono tutte in legno e dipinte con colori vivaci. La main street è fiancheggiata da negozi di souvenir e ristoranti. Se c’è una cosa che non manca, qui negli USA, sono i locali dove viene prodotto e venduto il cibo. Tutti hanno sempre in mano un bicchiere o una lattina e nell’altra un pasticcino o un hamburger. I risultati si vedono. Ho smesso di affrontare le colazioni mattutine perchè sono delle bombe caloriche, anche se prendo solo un croissant o una pasta. Per dimensioni e contenuto in zuccheri e grassi mi è sempre difficile riuscire a terminare quanto mi mettono davanti. Stessa cosa a pranzo. Se prendo un zuppa mi ritrovo con una montagna di prodotti vari ammonticchiati in una tazzona, riccamente conditi con salse a base di formaggio. Quando ho deciso di mangiare pizza, non sono mai riuscito ad andare oltre la metà. La carne è saporita e quasi sempre accompagnata dalle immancabili patatine fritte. E poi chi ha detto che negli USA si spende poco? No, non è vero, negli USA si spende nè più nè meno che in Italia. Una buona bistecca, al supermercato, costa tra i 10 ed i 15 dollari. Al ristorante attorno ai 20.

Stamattina sono in ritardo ma la strada da percorrere sembra molto buona e anche se piove riesco a tenere una media accettabile. In prossimità del confine tra Oregon e lo stato di Washington, ad Astoria, attraverso un tratto di mare su un ponte molto particolare. Si sale fino all’ingresso percorrendo un’ampia rampa circolare e si imbocca il ponte in salita. Superata la prima grande campata, la strada scende ripida e sembra tuffarsi nell’acqua. L’atmosfera nebbiosa rende invisibile l’altra sponda e un forte vento scuote la struttura metallica. La pioggia mi sferza e sono costretto a rallentare molto. Man mano che procedo verso nord il traffico aumenta. Non ci sono camion fortunatamente ma ormai trovo ovunque colonne di auto. Si procede a passo d’uomo in prossimità di ogni paese, anche se la freeway non lo attraversa. Le ultime decine di kilometri prima di giungere a Seattle li sto percorrendo quasi a passo d’uomo. Poi, nell’attraversamento della città, le corsie raddoppiano ed a tratti arrivo a contarne fino a 8. Qui il traffico si scatena e tutti scordano i limiti. Mi trovo costretto a correre in una carrera messicana con auto che sfrecciano da tutte le parti.

Cerco di individuare qualche hotel dove potermi fermare ma attraverso tutta la città senza trovare nulla. Poi, con la coda dell’occhio vedo un paio di insegne, dall’altra parte dell’autostrada. Esco alla prima uscita e rientro in senso inverso. Con un po’ di fortuna arrivo a destinazione.
Le previsioni del tempo per i prossimi giorni sono pessime e temo che dovrò fermarmi qui ancora un po’, prima di riprendere il mio viaggio.


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Gabbiani

Itinerario del 25 maggio 2010

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25 maggio 2010

Stanotte pioveva, stamattina pioveva, oggi piove. Ho ritardato la partenza nella speranza che smettesse, poi sono andato a comperarmi un paio di stivali di gomma, mi sono infilato la tuta da pioggia e sono partito. Non fa particolarmente freddo, probabilmente mi ci sto abituando. Ho indossato la mutina felpata a contatto con la pelle e infilato un paio di calzettoni di lana merinos. Rimane ancora il problema dei guanti che dopo un po’ si inzuppano. Dovrò costruirmi dei paramani in tessuto impermeabile.

La strada si snoda a bordo oceano e tra le foreste della costa. La velocità ridotta comincia però a diventare un problema. Non si avanza. I limiti sono assolutamente ridicoli e nei paesi che lungo la costa sono numerosi, si scende anche a 20 miglia/ora. Le strade sono belle ed invogliano a correre ma nessuno lo fa ed io mi adeguo, ovviamente. Con questo andare mi addormento ma soprattutto non avanzo. Ci sono mille deviazioni che segnalano punti di interesse o strade panoramiche ed ogni tanto ne seguo qualcuna per alcune miglia. Purtroppo la luce è poca e non riesco a scattare foto decenti. Con la tuta addosso ogni movimento diventa difficile e così, alla fine, rinuncio anche dove invece ne varrebbe la pena.

I campeggi sono uno dietro l’altro e sono tutti affollati di camper enormi. Credo che una buona parte appartengano a turisti e viaggiatori ma tanti sono in sostituzione delle abitazioni fisse. I paesi che attraverso danno l’idea di insediamenti precari, in attesa di sistemazione, ma sono invece semplicemente e definitivamente così, con casette in legno che sfilano lungo la strada, negozietti e ristorantini con insegne luminose e vetrate all’inglese, le grandi costruzioni larghe e basse dei supermercati.
La maggior parte del territorio appare ancora selvaggia e solo in prossimità dei centri abitati si scorgono pascoli ed animali d’allevamento. Non noto industrie e non c’è apparentemente traffico commerciale. Probabilmente lungo la costa la vocazione del territorio è prevalentemente turistica ed infatti i lodge, gli hotels ed i motel sono numerosissimi.

Mi sono fermato a Seaside per la notte. É ormai buio e non ho avuto modo di visitarlo ma sembra carino. Alle nove di sera è già tutto chiuso ma domattina farò un giretto lungo la main street.


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