Femmina di alce

Itinerario del 11 giugno 2010

Itinerario del 11 giugno 2010

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11 giugno 2010

Parto verso le 11 di mattina. Poco prima sono arrivati al campo due motociclisti per tentare di far colazione. Poi sono partiti verso sud. Il tempo è bello e la strada è buona.
Oggi il percorso sarà rivolto a sud, per la prima volta dopo mesi. Tranne in alcuni tratti, particolarmete bagnati o mal inghiaiati, riesco a tenere una buona velocità. A metà strada tra Deadhorse e Coldfoot incrocio Mick, il ragazzo irlandese che avevo conosciuto giù, nello Yukon. Rimaniamo a chiacchierare per un po’, mi racconta di aver visto due motociclisti caduti sulla strada su quei tratti di ghiaia sciolta. Ripartiamo nelle due direzioni opposte, ripromettendoci di sentirci ad Anchorage.

Percorro ancora un centinaio di chilometri e vedo un ragazzo in bicicletta, carico di borse. Mi accosto e ci salutiamo, poi ci fermiamo sul bordo strada. Si chiama Matt, è Canadese ed ha appena iniziato il suo viaggio che lo porterà, in un paio di anni, a percorrere in senso inverso il mio stesso itinerario. Ha ventuno anni e tanto, tanto coraggio. Non sa mai se arriverà e quando ad un centro abitato, non ha difese per il maltempo e per i grizzly si è provvisto di spay urticante. Se non è coraggio questo!!! Gli fornisco tutte le informazioni di cui dispongo su dogane, luoghi e genti che incontrerà. Poi ci lasciamo ma siamo già amici. Penso che lo risentirò presto via mail.

A metà strada il tempo si guasta e mi fermo per indossare tuta e stivali di gomma. Il vento però soffia forte e quando termino di vestirmi il cielo torna ad essere pulito.
Altre 2 ore di strada, in totale quasi 8 ed arrivo a Coldfoot. Qui rifaccio il pieno, restituisco la tanichetta che mi era stata prestata ed incontro numerosi motocisti che si sono fermati per rifornirsi. Questa è una tappa d’obbigo per chi transita nei due sensi, non ci sono altre stazioni di servizio per centinaia di chilometri. Mangio una barretta di cioccolato e riparto con l’idea di arrivare sul fiume Yukon e ridurre così la tratta a rischio, da percorrere in caso di pioggia.

Poco prima di me sono partiti anche altri bikers.La strada è scorrevole e dopo un paio d’ore li ritrovo in un’area di sosta. Ripartiamo assieme. Si può correre senza problemi, non c’è polizia da queste parti. Mancano ancora un centinaio di km per arrivare al fiume Yukon, quando il cielo comincia a farsi scuro e minaccioso. Tuoni e lampi davanti a noi. Decidiamo di fermarci e trovare un posto per accamparci. Giusto il tempo per individuare uno spazio tra gli alberi, scaricare e montare la tenda e cominciano i goccioloni di pioggia.Per tutto il tempo nugoli di zanzare hanno pasteggiato con il mio sangue. Ho tenuto sempre il casco e i guanti per ridurre la superficie di pelle esposta ma sono riuscite comunque a pungermi.
La pioggia scende violenta ed il cielo è squassato dai tuoni. Per fortuna il tutto dura solo una mezz’ora e poi smette. Il brontolio dei tuoni si allontana e riesco ad uscire nuovamente all’aria aperta. Poco prima che si scatenasse l’inferno, sono arrivati alcuni van e dalla parlata delle persone capisco che sono dell’est europeo. Ci salutiamo e mi invitano per un brindisi. Sono Cechi e mi offrono una birra, due bicchierini di tequila, un’altra birra (che non bevo) ed una bella salsiccia appena tolta dal fuoco. Sono molto gentili ed allegri. Sono molto diversi dagli americani e mi fanno sentire un po’ a casa. I due bicchierini e la birra mi fanno subito effetto. Mi ritiro nella mia tenda e penso che mi farò una bella dormita. Buonanotteeeee.


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