10 giugno 2010
Mi son svegliato tardi, anzi no, sono rimasto a dormicchiare fino a tardi. Poi con calma ho smontato la tenda e caricato la moto. Dopo i soliti controlli di rito, ho preso la strada che porta sulla spiaggia. Ho percorso alcuni chilometri tra i numerosi cantieri del centro petrolifero, tra distese infinite di attrezzature e macchinari, su strade fangose e difficili, perennemente ma inutilmente in manutenzione.
Nulla da fare, la zona è off limits. Per accedere alla costa bisogna prenotare un passaggio sul bus dell’albergo (due tour per giorno, uno alle 7 di mattina ed uno alle 17), ottenere il pass e pagare 45 dollari. Mi sono ovviamente rifiutato. Non intendo assoggettarmi a questa gabella. Non ho percorso 33.000 km per poi arrivare nel punto più alto a bordo di un bus. Fa niente, fin qui ci sono arrivato in moto e per me va già bene così. Faccio il pieno nell’unico distributore (una pompa in un cortile, senza alcun cartello, difficile anche solo da individuare) senza vedere anima viva. Per fortuna la cassa automatica accetta la mia VISA (non sempre è stato così nelle stazioni di servizio americane). Poi dirigo verso il Deadhorse Camp, un prefabbricatone da cantiere adibito ad albergo. La stanza è pulita ed accogliente, i servizi sono in comune e c’è una specie di mensa. Una notte, un hamburgher, una cena (mah), una colazione, il tutto per la modica cifra di 245 dollari. Altrochè Sheraton o Hilton a 5 stelle.
Passo la giornata scrivendo, scaricando video e foto ed approfitto per lavare tutte le mie cose nella lavanderia del piano di sopra. Una giornata di riposo non guasta. Dalla finestra vedo lo strato di ghiaccio che mantiene ancora i 2 metri di spessore.
Quassù vivono e lavorano tra le 15 ed le 20 mila persone. Ce ne sono paradossalmente di più in inverno che in estate, in quanto nella stagione calda la tundra si trasforma in un acquitrino intransitabile. In inverno, invece, i numerosi e potenti mezzi aprono piste ovunque sulla neve, rendendo accessibili tutte le aree di perforazione. Ovviamente rimane il problema del freddo, in quanto la temperatura può raggiungere anche i 68 gradi sottozero, gli uomini lavorano su turni brevissimi e le macchine devono rimanere con il motore acceso H24. La solita, semplice vita di cantiere!!!