Golden Gate Bridge

Itinerario del 21 maggio 2010

Itinerario del 21 maggio 2010

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21 maggio 2010

Come avevo sospettato e nonostante le assicurazioni del meccanico della Concessionaria di Reno, la catena è molto tesa. Ho percorso 400 km ma non si è allentata per niente. Stamattina devo sistemate la cosa prima di fare danni irreparabili.
L’intervento è semplice ed ho con me le chiavi necessarie. Guardo comunque su internet per vedere se c’è qualche meccanico di moto nei paraggi. Si, sono fortunato e vedo che a 2 km di distanza c’è un’officina. Arrivo e in due parole spiego il problema ad uno dei meccanici. Non fa commenti, non chiede nulla e mi manda in ufficio per la registrazione. Una ragazzetta mi fa compilare un modulo con tutti i miei dati anagrafici e la descrizione dell’intervento richiesto. Poi attendo fuori, nel percheggio. L’officina si apre oltre un cancello in rete metallica, rigorosamente chiuso. É pulita ed ordinata e dentro si muovono 2 meccanici. Uno di loro indossa dei guanti neri, dev’essere il “primario”. Dopo un po’ l’impiegata esce per dirmi che tra poco finiranno il cambio dell’olio della moto su cui stanno lavorando, poi faranno una breve pausa per il pranzo e poi inizieranno con la mia.

Vado a fare 2 passi e quando torno la mia Honda è già in sala operatoria. Mi avvio verso il cancello socchiuso ma il meccanico mi precede e me lo chiude praticamente in faccia, inserendo anche il chiavistello. Mi fermo, un po’ sconcertato e aspetto. Dietro alla grata c’è del movimento per alcuni minuti e poi ecco che il meccanico si avvicina con il carrellino degli attrezzi alla ruota posteriore della moto. Ora mi chiederà qualcosa, penso, e rimango lì a guardare da fuori, attraverso la rete.

Vedo che allenta i dadi del mozzo, tira, batte, sistema e poi chiude. Sempre con la schiena girata verso di me, non una parola per l’intera durata dell’operzione. Ho l’impressione di essere dietro il vetro della sala operatoria, in una clinica universitaria, mentre il chirurgo opera. In un momento di coraggio mi ero permesso di suggerirgli di allentare abbastanza, perchè la moto è carica. Quando termina mi si rivolge, finalmente, e mi chiede di entrare per verificare l’intervento. Entro in officina passando per l’ufficio. La catena è tesa, esattamente come prima. Ok, mi dice il primario, ho capito, ora esci. Riprende l’operazione. Io fuori, ad osservare ansioso, con il naso tra le maglie della rete. Ora sono in due e si avvicendano sulla “paziente”.

Terminata l’ultima “sutura”, mi richiamano per la verifica finale. Ora mi sembra che vada bene, dico, e naturalmente giro i tacchi ed esco prima che mi caccino loro. Non resta che aspettare che dimettano la “paziente” (il paziente, in tutti i sensi, sono io).

Dopo alcuni minuti di completa assenza di attività ecco che si apre il cancello ed esce la moto spinta dal primario in persona. Me la mette sul marciapiede e rientra in sala operatoria, senza proferire parola. Non so che fare. Aspetto che mi dicano qualcosa. Dopo cinque lunghissimi minuti esce la ragazza e mi dice di passare in ufficio per saldare il conto. 5 dollari e nemmeno una parola. Esco, saluto e me ne vado. Caro, povero e umano Perù!!!!!

Mi rifaccio la vista transitando sul Golden Bridge, attorniato da auto sfreccianti e filmando la scena con la mia nuova telecamera montata sul casko. Mi allontano verso nord, sulla freeway 101…………….


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