8 maggio 2010
Lascio Loreto a mezzogiorno. Devo percorrere solo 200 km per arrivare a Santa Rosalia, ultimo paese sulla costa, prima che la strada si inerpichi sulle montagne per attraversare la penisola e sboccare dall’altra parte, sul Pacifico, altri 200 km più avanti.
Esco dal paese ma mi sorge il dubbio se ci siano o meno dei distributori di benzina tra Loreto e ma mia meta. Accosto e chiedo ad un locale che mi conferma l’assenza di stazioni di servizio. Inverto la direzione e rientro in paese. Riparto.
Ho delle percezioni strane, mi par di sentire una leggerissima anomalia nel suono di fondo del motore, o forse del telaio. Compio qualche evoluzione zigzagando sulla larghezza della carreggiata e colgo un rumorino, forse una leggera vibrazione. Rallento, accelero, freno. Nulla. Riprendo la mia corsa che nel frattempo mi porta fuori dal paese, all’attacco delle prime salitine. Eppure c’è qualcosa che non mi convince, sembra quasi che la ruota posteriore sia sbilanciata. Già quella davanti balla da tempo. Il copertone non rimane calzato bene ed il rotolamento non è regolare. L’ho già fatta rimettere in sesto tre volte ma evidentemente devo solo cambiarlo. Ormai mi ha già fatto percorrere 14.500 km ed ha fatto un buon lavoro. Con altri 2.000 sarò a Reno, in Nevada, dove penso di procedere con il cambio delle gomme e quello di catena, corona e pignone. Ho parlato di questo proprio ieri sera con Miriano, che mi aspetta a casa sua, tra una decina di giorni. Qui in Messico inutile tentare.
Ancora una vibrazione, sembra la catena. Eppure l’ho appena controllata prima di partire. Mi fermo, scendo, controllo la catena che sembra a posto. Riparto. Un rumore strano, di fondo, non mi tranquillizza. Dopo 100 metri mi rifermo su uno spiazzo. Ispeziono nuovamente ruote e catena. Sulla catena, vicino al carter che copre il pignone, scopro una striscia di gomma o di plastica penzolante, che si appoggia sulla catena. Sarà quella la fonte del rumore, penso, il paracatena si è consumato fino a rompersi in due troconi e quello inferiore penzola sulla catena e di tanto in tanto provoca dei rumori o dei colpi strani. Decido di tagliare la parte inferiore, per evitare che si stacchi completamente e finisca nella corona, facendo uscire la catena dalla sede. Riavvio la moto e contento di aver individuato il problema, riprendo la corsa. Un rumore nuovo, molto forte, associato ad una vibrazione che percepisco tra i piedi, mi raggela. Fermo nuovamente la moto a bordo strada. La alzo sul cavalletto centrale, cosa che richiede più tentativi ed un grande sforzo a causa del carico sul retrotreno. Ripasso le maglie della catena una ad una, più volte e testo la stabilità della ruota. Sembra tutto a posto, eppure………… Si ferma un pick up con alcune persone sul cassone. Ci parliamo due minuti e poi io riparto finchè loro rimangono ad osservarmi. Percorro appena 100 metri e dalla base del motore, ormai inequivocabile segno di rottura, sale una raffica di rumori e percepisco dei colpi. Giro immediatamente la moto e torno a fianco del pick up. Sono piuttosto angosciato e chiedo, quasi senza speranza, se mi sanno indicare dove trovare un meccanico. Naturalmente oggi è sabato. Se, come credo, si tratta di un ingranaggio del cambio, la mia corsa finisce oggi qui, nel sud della Baja Clifornia, a mezzogiorno e trenta minuti. Scoraggiato, ascolto le indicazioni ma percepisco che deve trattarsi di un praticone, più che di un meccanico. Tuttavia non ho altra scelta. Sono appena fuori dal paese e tento di rientrarvi. Vado piano ma i rumori cominciano ad aumentare. Di tanto in tanto un colpo più forte accompagnato da un senso di instabilità della moto, come se da dentro qualcosa sbattesse sulle pareti del carter. Ecco le prime case. Mi hanno detto di arrivare all’altezza del primo “tope”, che lì c’è una chiesa e poi di girare a fianco dell’arroyo per due quadre e poi, all’esquina, girare nuovamente all’ischierda. Ma sono sicuro che sto per fare la cosa giusta? Mi sto avviando su uno sterrato polveroso, in mezzo ad una baraccopoli di catapecchie, con la moto che ormai strepita e trema ad ogni giro di ruota. Procedo lentamente e la temperatura sale. Mi fermo per chiedere informazioni. Nessuno sa dirmi nulla. Sono indeciso, proseguo o torno indietro? Sto già pensando a come recuperare la moto per spedirla a casa. Tanto è chiaro che ormai è finita, da qui non riuscirò mai a ripartire. Finalmente trovo un passante che mi indica con sicurezza l’abitazione del “taller”. Ci arrivo, al fondo di una discesa polverosa, con la moto che ormai geme e si sconquassa. Vado sulla porta di casa. Nessuno mi bada. Due donne continuano a parlare tra loro e mi viene il dubbio che non mi abbiano visto. Eppure sono lì, a 50 centimetri da loro, vestito che sembro un marziano, con il casco in mano. Ma si chiederanno, perdiana, chi cavolo sono e cosa ci sto a fare lì, a casa loro, o no? Dopo un po’ spunta un signore che sembra stia per andarsene. Poi mi parla. Allora esisto, mi hanno visto, evviva!!!
“Si – mi dice – io un tempo facevo il meccanico, ma ora ho smesso per mancanza di lavoro”. Forse sta leggendo lo sconforto sul mio volto ed accetta di dare un’occhiata alla moto. Anche per lui è il cambio, la catena è a posto, la ruota anche. “Io ho cessato l’attività – continua – ma c’è mio cognato che mi faceva da aiutante, che invece pratica ancora. Se ti va, ti accompagno da lui”. Sale in auto e si avvia. Lo seguo ma dopo pochi metri non me la sento, tali e tanti sono i rumori ed i colpi che salgono dalla scatola del cambio. Eppure le marce entrano bene. Mi fermo appena arriviamo all’asfalto e non intendo più procedere oltre. “Dai – mi dice – è qui vicino, ormai siamo arrivati!”. Altri 300 metri di sofferenza, un incrocio da attraversare a passo d’uomo e ci siamo. Non vedo nessuna officina! “Ma qui – mi rassicura l’ex meccanico – è questa l’officina, mettila qui la moto”. E mi indica una spazio di due metri per tre, a bordo strada, compreso tra un pick up senza cassone e chiaramente in disarmo, ed un’altro, sempre sfasciato, con i cerchi che ormai si sono compenetrati nel terreno ed il cui cassone funge da tempo da immondezzaio per i passanti del quartiere. Scoraggiato mi guardo attorno. La vita continua normalmente, nessuno si cura di me, sono impotente e senza speranza. É sabato, il sole picchia verticale sulla testa e non rimane che tentare. Solleviamo la moto sul cavalletto. Accendo ed inserisco la marcia. Il cambio lavora bene. Allento la leva della frizione e la ruota posteriore inizia a girare, sospesa nell’aria, ma il suo movimento appare ondivago, più di quanto avessi osservato solo quindici minuti prima. La catena pure, presenta un movimento ondeggiante. “Ecco – dice l’ex aiutante meccanico – è senz’altro la catena, si è deformata e batte sul carter”. “Ma si trova qui una catena nuova di questo tipo?” – chiedo senza troppe illusioni. “No, – mi risponde – bisogna ordinarla negli States e ci vorranno almeno 2 settimane prima che arrivi”. “Io – dice – posso solo togliere questa, pulirla bene ed ingrassarla, per vedere se il movimento migliora”. “Ok, procediamo allora” – dico io senza tanta convinzione ed ormai rassegnato.
Il meccanico non ha nemmeno la chiave inglese necessaria a smontare la ruota. Va e viene da una casupola che sarà probabilmente il suo deposito attrezzi ma la chiave più grande di cui dispone è una 20. Il dado del mozzo è un 24. Io nella mia borsa ho una chiave del 24, nuova, acquistata prorio alla vigilia della partenza, per un eventuale smontaggio della ruota. Bene, possiamo procedere con l’operazione. Viene estratto il perno, la ruota si stacca e come esce dalla sua sede ruzzolano nella polvere numerose biglie lucenti. Il cuscinetto sinistro appare spappolato. Ecco il motivo del rotolamento ondivago della ruota, ecco perchè la catena appare torta, ecco perchè dalla scatola del pignone provenivano colpi e rumori terrificanti. Fosse davvero questo il motivo, allora ci sarebbe speranza di risolvere il problema con relativa semplicità. “Si – mi conferma il ventiquattrenne meccanico – in tre giorni si dovrebbe riuscire a farsi mandare da La Paz i cuscinetti nuovi. Comunque tento di vedere anche qui, in paese, non si sa mai” – mi dice, e se ne parte alla ricerca. Torna quasi subito per chiedermi un finanziamento. Lui non ha una lira, anzi un peso, per comperare nulla.
Rimane assente per un’oretta ma quando torna il suo volto è sorridente.
Stringe in mano l’unico cuscinetto che esiste nel raggio di 200 km ed è quello giusto. Non mi par vero, sorrido, dentro di me e già mi rivedo in sella. Sono ormai le 17 quando faccio il giro di prova. I rumori sono spariti. Terminiamo di registrare la catena, spurghiamo i freni e ripongo gli attrezzi nella borsa. Alle 18 pago il conto di 30 pesos e ne aggiungo altri 10 di mancia, poi finalmente riparto. La mia corsa verso il Grande Nord è ripresa. Aspettami Alaska!!!!!!!!!!!!
Download itinerario del 8 maggio 2010 >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)