19 aprile 2010
Controllo moto e partenza. Paesaggio privo di interesse, questo del Nicaragua. Solamente negli ultimi chilometri prima del confine lo scenario muta, arricchendosi di pascoli e pinete.
La strada continua ad essere bella e sale con un succedersi di curve, inoltrandosi nella vallata che ci condurrà in Honduras.
Alle 10 siamo già alla frontiera. Una folla di aspiranti aiutanti si fa attorno ancor prima che fermiamo le moto. Sono pressanti e la cosa comincia a dar fastidio. Assumiamo il “nostro” assistente. É un ragazzo giovane, con evidenti segni di problemi motori e con difficoltà ad articolare le parole. Ciò nonostante ci rende un buon servizio. Si premura di far mettere i visti sui passaporti e paga le diverse gabelle che vengono imposte dalla Municipalità, Polizia e Dogana del Nicaragua. Ci riconsegna le carte e gli diamo una mancia di 3 dollari. Il tutto richiede meno di mezz’ora.
Passiamo ora dalla parte dell’Honduras. Polizia bene, nessun problema. Dogana ben……… no, aspetta, il capo della dogana è una donna!! Ci risiamo. Ci chiede 2 copie di ogni documento che abbiamo e che non abbiamo. Naturalmente le copie bisogna arrangiarsi a farle. La faccio breve. 2 ore e mezza e solo ricorrendo alla serie più ipocrita e meschina di falsi sorrisi di cui sono capace (ma segretamente augurandole una crescita abnorme di quelle ghiandoline che disturbano quando ci si siede).
Eccoci in questo nuovo paese, simile al precedente, che però denota lievi segni di maggior benessere. Qui almeno si vede qualche area coltivata ed i villaggi appaiono più vivi.
Tegucigalpa la lasciamo, scorrendole sulla sinistra e procediamo verso nord. Il nostro prossimo obbiettivo dovrebbe essere Puerto Cortez.
Naturalmente le cose non vanno come previsto. Una prima pattuglia di polizia ci ferma ed esamina tutti i documenti. Ripartiamo. Una seconda pattuglia ci riferma e vuol vedere i documenti. Un poliziotto mi contesta la rottura della lampada del faro e mi sventola sotto al naso il blocchetto delle contravvenzioni, oltre al codice della strada. Gli spiego che dei due fari uno è per la luce anabbagliante, l’altro per l’abbagliante. Nulla da fare. Insiste che ho un faro rotto e vuol farmi la multa. Mi sembra proprio un asino. Scendo e gli ripeto, nell’ordine, l’accensione delle luci ai vari stadi: posizione, anabbagliante ed abbagliante. Niente. Allora lo mando a quel paese e finalmente capisce. Diventiamo amici ed andiamo tutti al bar dove ci scrocca una bottiglia da 2 litri di aranciata. Ce ne fosse stata una da 4 litri, avrebbe scelto quella. Beviamo, saluti, abbracci e baci e ripartiamo. Che bel paese……………Naturalmente a Puerto Cortez ci arriveremo domani.
Download itinerario del 19 aprile 2010 >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)