Itinerario del 10 aprile 2010

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10 aprile 2010

La Colombia mi ha sorpreso. Pensavo di trovare un paese povero e malandato, in preda a disordini politici e ostaggio dei malavitosi. Come sempre bisogna toccare con mano e lasciar perdere i pregiudizi.
Fino ad ora, per quanto sono riuscito a vedere e capire, penso di classificare questo paese al primo posto, tra gli stati visitati, quanto a progresso sociale e modernità delle infrastrutture. Parlo ovviamente della situazione media, in quanto le aree metropolitane dell’Argentina e del Cile sono sicuramente su standard medio-alti, ma hanno però vaste zone desertiche o di sottosviluppo.
Escludo dal confronto la Bolivia in quanto distante anni luce da una situazione accettabile ed il Perù che comunque è un buon passo indietro.
In Cile ed Argentina il benessere ha due velocità, quella dei bianchi, oriundi europei e quella degli indios.
In Ecuador ed in Colombia, la popolazione è mista ma omogenea. Le infrastrutture sono in buone condizioni. Le strade sono ottime, anche se non esiste un solo tratto rettilineo e vengono mantenute costantemente in efficenza da numerose squadre di stradini, onnipresenti lungo tutta la rete. Le scuole sono numerose e sembrano ben strutturate. Le abitazioni medie sono decorose e ben tenute. La pulizia e l’educazione delle persone sono di buon livello. Finora abbiamo riscontrato solo gentilezza e cortesia.

Il nostro viaggio di oggi riprende da Pasto con destinazione Cali. Sono circa 450 km con una previsione di 8 ore di marcia.
Alle 9 siamo già sulla strada che ci porta tra le montagne, sull’orlo di orridi profondi ed in vista di valli rigogliose. Saliamo e scendiamo. Appena perdiamo quota, subito spuntano fichi d’india e banani. Più scendiamo in basso e più la foresta pluviale infittisce. Piante altissime e stupende si sporgono sulla strada, agavi enormi ricoprono i fianchi della montagna. Le piogge della notte hanno fatto franare intere scarpate ed il materiale ha invaso con sassi e fango le corsie di transito. Le squadre di mantenimento sono all’opera ma per il trafficio ci sono ancora molte deviazioni. Le curve si susseguono ed il traffico è sempre intenso. Camion ed autobus si rincorrono sorpassandosi ovunque, anche in curva. Ogni tanto scrosci d’acqua rendono la via sdrucciolevole e noi procediamo con la massima prudenza.
Ad un certo punto, su un passo, osservo un panorama che vorrei fotografare ma non trovo lo spiazzo per fermarmi. Sto procedendo lentamente quando da dietro una curva sbucano, affiancati, i musi colorati di due mostruosi camion. In un attimo riesco a fermarmi e così fanno loro. Davanti a me, ad un soffio, c’è un cromatissimo radiatore da due metri quadrati. Un camion si riavvia, l’altro rientra nella sua corsia. Nemmeno una scusa.

Arriviamo a Cali per tempo, con l’idea di trovare alloggio prima di buio. Come infiliamo i viali della città inizia il finimondo. Un acquazzone tropicale ci investe. I fulmini ci cadono attorno ed i tuoni sono assordanti. L’acqua per le strade cresce ed inonda tutto. Seguiamo il flusso del traffico che non rallenta. E così per più di un’ora, con l’acqua ai mozzi e i bus che ci sfilano da tutte le parti, suonando furiosamnente.
Una coppia di ragazzi in moto si offre di scortarci fino ad un hotel e li seguiamo nel traffico. Ancora una volta arriviamo con il buio.


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