Colibrì



Itinerario del 1 aprile 2010

Itinerario del 1 aprile 2010

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1 aprile 2010

Ci siamo lasciati alle spalle l’Hotel Cantayo di Nazca con un po’ di dispiacere.

Eravamo rimasti per 2 giorni di riposo e pace. Nulla di meglio da chiedere e tutte le risposte ci sono state date.
Questa mattina abbiamo fatto le cose con calma. Sveglia comoda, ottima colazione, manutenzione della moto e caccia videografica al “Colibri’ Coda Lunga”.
Piccolo, grazioso e scattante, l’ho colto proprio di sfuggita, dopo un lungo appostamento. Ha un volo straordinario il piccoletto, sembra un calabrone. Arriva sulla siepe fiorita, si posiziona in overing a lato del fiore ed inserisce il suo beccuccio proprio come farebbe un’ape. Il tempo di individuarlo e puntare la videocamera e già non c’è più. Si sposta con la velocità tipica degli insetti. Se ne sente il ronzio. Il frullo delle sue ali è talmente rapido da renderle invisibili. Va e viene, ma non si ferma che un attimo e già è altrove.

La strada è polverosa ed attraversiamo la città confusi tra camion e tuk tuk che sfiorano i banchi del mercato affumicando la merce esposta con fumi al nero di seppia, al ritmo dei clacson più strani.

Imbocchiamo la Panamericana che ci consente finalmente di tenere una buona media. Il fondo stradale è perfetto. A parte il traffico molto intenso e l’attraversamento problematico di tutti i centri abitati, il viaggio procede spedito e bene.
Due ore di pieno deserto e dopo una curva, inaspettato, appare lo specchio lucente dell’ Oceano Pacifico. Le sue onde si frangono sulla spiaggia, lanciando in aria una nebbiolina sottile. Dal mare alle Ande è tutto deserto. Mi ricorda il Sinai. Colline brulle e dune di sabbia, sterile e privo di forme di vita evidenti.

Solo una stretta fascia, a cavallo della strada che stiamo percorrendo, è relativamente verde, con tratti di cultura intensiva. É così diverso qui da quell’ambiente che ci eravamo abituati a vedere sugli altopiani. Ora mi è chiara la scelta degli antichi Inca di spingersi verso l’interno, affrontando altezze vertiginose con freddo e fatica.
Le baie sono battute dal vento e la sabbia giunge fino alla strada su cui gioca disegnando spirali ed annebbiando la vista.

Arriviamo a Lima dopo il tramonto e grazie alle precise indicazioni di Enzo non abbiamo difficoltà a trovare l’albergo.
Il contachilometri registra i 13.000 percorsi.

Le strade sono invase dal traffico e presidiate dalle forze dell’ordine. Il quartiere di San Isidro è moderno e pulito. Le case sono circondate da alte mura, difese da filo spinato. Le cancellate esterne ed il cancelletto in ferro che separa il piano superiore dell’hotel, a metà scala, sono eloquenti. Sono cose già viste in città come Caracas, Rio, Nairobi.
Sarà necessaria la massima attenzione domani, quando attraverseremo la città. Carichi come siamo, attiriamo l’attenzione e gli sguardi golosi di chi non ha nulla e nulla da perdere.
Stasera pianificheremo le ultime tappe che ci dovrebbero condurre al confine con l’Equador.


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