18 marzo 2010
Lasciata Mendoza e la sua operosa provincia impegnata nella raccolta dell’uva e produzione dei suoi ottimi vini rossi, ritorniamo in pieno deserto.
Non più traffico, nessuna coltivazione. Solo sterpaglie e sabbia. La strada ritorna a srotolarsi in quello che Nini definisce “il luogo dei sauridi e dei serpenti”.
Corriamo paralleli alle propaggini della catena andina. I monti sono molto colorati e sullo sfondo il cielo è terso e macchiato da candide nubi.
Dopo un paio d’ore la strada si dirige verso i rilievi e dopo poco si inerpica tortuosa lungo una stretta valle. Con pochi, stretti tornanti, si arrampica sul fianco della montagna, lasciando in basso l’alveo del torrente che scorre in un canyon suggestivo.
La strada è molto stretta ma il traffico è nullo. Le rocce assumono forme grottesche dai colori cangianti. D’improvviso mi ritrovo in Arizona. Il colore rosso delle formazioni di arenaria con grandi massi occlusi e cavità scavate dall’acqua, mi fanno rivedere luoghi ed esperienze già vissute.
Percorriamo la costa del monte per più di un’ora, a velocità ridotta, un’occhio alla strada ed uno al panorama che si rivela nuovo e sorprendente dopo ogni curva. Oltre il passo, da un piccolo spiazzo, si riesce ad ammirare la valle sottostante che si apre nuovamente perdendosi in lontananza. Colori di ogni sfumatura di verde, l’azzurro del fiume che scorre sinuoso, il rosso delle rocce ed il blu intenso del cielo. Questi i colori dominanti che eccitano la fantasia e danno nel contempo una sensazione di libertà.
Scesi a quote più basse, la strada percorre, infinita, una pianura degradante dai monti verso valle. Il terreno è di sabbia e graniglia sciolta ed innumerevoli sono gli alvei asciutti dei torrentelli che si riversano a valle scendendo dalle alture. La strada li rispetta tutti. L’unica difesa infatti, da una inevitabile e continua erosione, è stata quella di seguire la natura rendendo possibile all’acqua il passaggio sopra la carreggiata. Tale e tanta dev’essere la quantità d’acqua che rienpie questi rii in caso di pioggia, che a nulla sarebbero serviti ponticelli o tombinature. L’ingegneria stradale argentina ha pertanto preferito adeguare la livelletta stradale alla conformazione del territorio. Il risultato? Un continuo saliscendi, con l’impressione di essere diventati degli yo – yo. Ai lati delle cunette, rosse di fanghiglia, si accumulano i detriti spazzati dal servizio di manutenzione. appena più a valle le tracce dell’erosione.
E su tutto questo, siamo ancora una volta soli. Su di noi il sole è a picco e fa molto caldo. Di tanto in tanto ci fermiamo per riposare. Dove? Nel bel mezzo della strada. Tanto ci siamo solo noi………….
Ieri, a Mendoza, siamo andati a cercare un rivenditore di pneumatici. Abbiamo girato in 4 posti differenti e sempre qualcuno si è reso disponibile per accompagnarci. Alla fine siamo caduti su un covo di Harleysti…….che però avevano le gomme. Nel loro antro apparivamo decisamente fuori luogo ed io sbirciavo Nini……….e sogghignavo.
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A meno di cento chilometri dalla meta, finalmente ci fermiamo per mangiare qualcosa. Abbiamo girato due paesi, distanti tra loro quaranta km, prima di trovare un locale aperto. Mangiamo e ci riposiamo, tanto manca meno di un’ora all’arrivo.
Dopo due giorni di asfalto bello, pulito e diritto, ci siamo abituati a medie discrete.
Ripartiamo e……..la Ruta 40 non si smentisce. Ancora una volta, girato l’angolo, ecco la sorpresa. Ci inoltriamo tra basse collinette che man mano crescono di altezza e cambiano di colore, virando al rosso aranciato. Dietro ad una curva un saguaro!! Un saguaro qui? Ma prima, quando parlavo di Arizona non pensavo a tanta somiglianza. Eppure eccolo lì, in tutta la sua bellezza ed altezza. Rallento. Eccone un altro ed altri ancora. Poi improvvisamente l’asfalto si dilegua e si trasforma in ripio!!! Ah, la Ruta 40!!!
Ci inoltriamo cauti sullo sterrato. Curva dopo curva riprendiamo la mano ed aumentiamo la velocità. La strada si snoda sul fondovalle e si insinua tra i monti di arenaria rosso mattone. Lo scenario è suggestivo e ci affascina.
Io scatto delle foto, ben coscente che non renderanno minimamente giustizia a quanto stiamo vedendo. Il ripio grigio e sassoso cambia tonalità e consistenza, divenendo rosso e sabbioso.
Il percorso comincia ad inerpicarsi in quota, la strada si restringe e presto diventa un viottolo sassoso. Mi viene il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Questa dovrebbe essere una strada statale di grande traffico. Invece eccoci su un sentiero che mi ricorda la strada delle gallerie del monte Pasubio. La media scende a livelli piuttosto bassi. Ci fermiamo spesso, per fotografare ciò che ci circonda.
Il panorama è talmente suggestivo che cerco con lo sguardo gli indiani e John Wayne, nella fantastica sceneggiatura del film Ombre Rosse.
Quanto stiamo vedendo vale il viaggio. La strada si inerpica fino al passo, poi scende sinuosa e stretta fino al fondovalle. I muri a secco che la sostengono denotano l’età che hanno.
Incrociamo fortunatamente solo un’auto e poi siamo fuori, nuovamente sull’asfalto. Il tutto per ricordare che la Ruta 40 va rispettata e bisogna guadagnarsela, chilometro dopo chilometro…………..
Download itinerario del giorno >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)