Riepilogo itinerario
Percorso completo dalla partenza da Buenos Aires il 25 febbraio fino all’arrivo a Esquel il 13 marzo 2010.
13 marzo 2010
Oggi giornata molto dura. Abbiamo percorso la Carretera Austral per varie centinaia di chilometri, attraversando più volte dei passi tra le Ande.
Il paesaggio splendido. La strada, che costituisce l’unico collegamento dell’area sud del Cile con il resto del Paese e che porta un nome così importante, è più o meno come sono le strade del nostro altopiano di Asiago che portano i turisti alle malghe. Quasi tutto il percorso si sviluppa su sterrato.
La vegetazione lussureggiante invade da ambo i lati parte della carreggiata che di per sè non è molto larga. Due mezzi, incrociandosi, non potrebbero passare. Fortunatamente il traffico è estremamente limitato. Oggi, in 150 km, abbiamo incontrato 2 fuoristrada e nient’altro.
La pista, credo sia più opportuno chiamarla così, sale e scende di quota tra boschi di aspetto tropicale, in vicinanza di ghiacciai eterni.
Questa è una terra di contrasti. Caldo e freddo, deserto e foresta, siccità e laghi, tutto dai connotati molto netti, molto duri.
E qui, in Cile, anche la gente è diversa. Già dalla frontiera si percepisce che il clima è più severo, in tutti i sensi. C’è più burocrazia. La gente non ha voglia o tempo per farsi attorno a noi, come succede invece in Argentina. Sembra quasi che le persone siano troppo indaffarate a sopravvivere.
Il clima è duro e già ora fa freddo. Passando nei villaggi, meglio sarebbe dire tra le rare baracche che affiancano la strada, anche a distanza di 100 chilometri un gruppo dal successivo, si nota solamente l’attività dei boscaioli che stanno preparando la legna per l’inverno. Grandi cataste attorniano le povere casupole e dai camini di tutte esce il fumo.
All’imbrunire fa già freddo. Mi chiedo come facciano a trascorrere il lungo inverno vivendo così isolati dal resto del mondo. Non ci sono collegamenti telefonici e tantomeno di rete. Non credo ci sia la televisione. Le case sono povere. Quasi tutte in legno e lamiera, alcune sono costituite da prefabbricati da campo, cui hanno aggiunto porticati o tettoie. Spesso sono dipinte con colori vivaci, giallo, rosso, azzurro. Si sono appropriati dei posti più improbabili per viverci. Bambini se ne vedono pochi, però in ogni villaggio ho sempre visto un parchetto con i giochi classici dei bimbi, con altalene e scivoli.
Tra le case e nei dintorni dei pueblos non c’è disordine, non ci sono immondizie abbandonate. Credo che qui ogni cosa sia preziosa e non si possano permettere sprechi. Ricordo che anche in Algeria, molti anni fa, durante un viaggio attraverso il deserto, i bambini si contendevano le nostre bottiglie di plastia vuote. Tutto può essere utile, a chi non ha niente.
Nei villaggi di maggior dimensione non è raro scoprire che nomi di hosterie, alloggi od altre attività sono in tedesco. Anche le vie richiamano località germaniche. Sicuramente ci sono ancora, tra queste valli, dei fuggitivi dell’ultima guerra mondiale. O i loro discendenti. Forse anche per questo la gente è più riservata e nessuno chiede nulla.
Ormai a notte fatta siamo arrivati al confine con l’Argentina. Solite formalità ma la speranza di poter percorrere gli ultimi chilometri su asfalto viene presto delusa. Ci aspettano altri 50 km di sterrato, di notte, in una discesa piena di curve e con la strada in condizioni pietose. La polvere rende quasi invisibile il percorso.
Siamo stanchi, dopo 12 ore di sterrato. L’ultima ora è un vero calvario. Arriviamo in pianura sbiancati dalla polvere come dei Pierrot.
Siamo a Esquel, sani e salvi.
Download itinerario del giorno >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)