Itinerario del 6 marzo 2010

Itinerario del 6 marzo 2010

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6 marzo 2010

Partenza da Ushuaia alle 10. Ci siamo dati appuntamento con Renato e Ricardo, i nostri amici brasileiri con cui avevamo cenato ieri sera. La mia Honda non gira come dovrebbe. Perde colpi e strattona. Cade una pioggerellina sottile e fastidiosa. Fa freddo. Qui aspettano la prima neve entro un paio di settimane.

Percorriamo a ritroso la strada che si inerpica tra le gole dei monti, alle spalle della città, tra boschi e valli meravigliose.

Peccato dover già riprendere il cammino. D’altra parte appare opportuno non sfidare troppo la sorte che ci ha permesso di godere, finora, di belle giornate e soprattutto senza pioggia. Temo che non tarderà a farsi viva. L’importante è cominciare risalire verso latitudini più alte che ci assicurino anche delle temperature accettabili.

Il viaggio prosegue senza inconvenienti, salvo quello della mia moto che proprio non va. Ci fermiamo ogni 150 chilometri per il rifornimento di benzina e poi riprendiamo. La destinazione fissata prevede una lunga tappa da Ushuaia a Porvenir, sulla riva sud dello stretto di Magellano. Da qui parte un tragetto che ci dovrà portare a Punta Arenas in due ore e mezza.

La strada è, per buona parte, in sterrato. Il problema principale sono i camion che sollevano una polvere impenetrabile che rende impossibile il sorpasso e fa perdere completamente la visibilità. Dopo 400 chilometri arriviamo al porto dove apprendiamo che il traghetto è stato annullato. Il prossimo partirà domani, alle ore 17. Decidiamo pertanto di dirottare sul traghetto più a nord, quello che avevamo preso per venire in terra del Fuoco. Si tratta però di percorrere altri 300 chilometri, non previsti, dei quali una metà su fuoristrada e di arrivare sicuramente a notte inoltrata. La benzina inoltre non sarebbe sufficiente, qualora non arrivassimo in tempo all’unico distributore che si trova circa a metà percorso.

Ripartiamo e fortunatamente non c’è molto vento. Arriviamo al distributore, dopo una folle corsa, mentre il benzinaio sta chiudendo. Anzi, ha già chiuso e se ne sta andando. Dopo molte preghiere e spiegazioni, acconsente e ci fa il pieno. Almeno così siamo sicuri di non doverci accampare per strada. Arriviamo al traghetto ed aspettiamo gli altri due.

In attesa di salire, mi accorgo che il manubrio della Honda ha qualche cosa di strano. Con la pila verifico gli attacchi e mi accorgo di averne solamente uno. L’altro, a causa delle scosse e vibrazioni, ha perso i bulloni e si è staccato. Non è un bel vedere. Improvviso una legatura di primo intervento con una fettuccia e salgo sul traghetto. La traversata è relativamente breve e ci consente un po’ di riposo.

Ripartiamo. Ormai è notte fonda. A me non piace viaggiare di notte in quanto ci sono troppi animali selvatici che attraversano la strada. Ne vediamo infatti un paio. Una lepre ed una volpe ci sfrecciano davanti alla ruota. Fortunatamente non c’è traffico.

A mezzanotte arriviamo a Punta Arenas. Siamo stanchi, dopo 14 ore ininterrotte di moto e 700 chilometri percorsi. Io ho fatto fatica ad arrivare con la moto ma domattina avrò modo di consultare un meccanico. Devo anche cambiare il pneumatico posteriore che ormai è finito.

Una volta in albergo apprendiamo che domani, domenica, tutto sarà chiuso. Meccanici compresi. Dormo male. Ho il pensiero di rappresentare un peso per gli altri, a causa del cattivo funzionamento della moto. Domattina mi alzerò presto per sostituire le centraline e provare poi come va il motore.


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