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Penisola di Valdés – parte 1





28 febbraio 2010

L’alberghetto ha una splendida veduta sul golfo dove, in stagione, si possono osservare le evoluzione delle balene. La stagione però è passata e purtroppo non riusciremo a vederle. Già la notte scorsa Nini non era riuscito a dormire (dice lui), a causa dei continui latrati di un cane (che io non ho sentito). Immagino che anche il vento di questa notte, che squassava incessantemente le lamiere della copertura dell’hotel, lo abbia disturbato. Per me invece è stata una compagnia.

All’alba, appena il cielo ha iniziato a tingersi di rosa, mi sono alzato per prendere qualche foto del golfo.

Abbiamo poi cercato una sistemazione alternativa all’albergo di questa notte che, individuato ieri sera tardi, si era rivelato piuttosto caro. La nuova sistemazione, assolutamente dignitosa, per alcuni versi è più carina.

Riusciamo a trovare un’auto con guida e partiamo per un tour della penisola. Abbiamo così modo di visitare da vicino alcune colonie di pinguini, di elefanti marini e leoni di mare. Siamo spettatori dei giochi dei piccoli nati che si trastullano tra le onde vicino alla riva.
Oggi non si vedono le orche che a volte arrivano fino a spiaggiarsi nel tentativo di azzannare un cucciolo di foca.

Le fotografie che campeggiano in ogni locale del paese, ritraggono incredibili scene dei salti di questi mostri del mare mentre giocano con le loro sfortunate vittime.

Il vento oggi non ha mai smesso di soffiare e la sabbia ci ha tormentato entrando negli occhi e sferzandoci il viso.

Questa sola giornata è valsa il viaggio.

Nini e’ sereno e sta bene, io pure. Avanti cosi!!!!!


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Raid delle due Americhe in moto

3 marzo 2010

11 Foto

5 marzo 2010

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8 marzo 2010

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9 marzo 2010

30 Foto

 

Itinerario del 27 febbraio 2010

Itinerario del 27 febbraio 2010

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27 febbraio 2010

La mattinata è stata dedicata alla ricerca di un fabbro per far sistemare la borsa di Nini. Abbiamo trovato una specie di officina meccanica da terzo mondo che però ci ha risolto il problema in meno di un’ora e con una spesa di circa 8 euro.

Partiti con un po’ di ritardo, abbiamo percorso quasi 200 km di una strada diritta, a sali scendi, attraverso una steppa desolata. La strada era solo nostra, nessun traffico. Davanti e dietro a noi, il nastro d’asfalto riflettava il calore dando la sensazione tipica di un miraggio.

Mi son scordato di scrivere del curioso comportamento degli indigeni. Tutti si avvicinano se ci fermiamo e si fanno le foto vicino a noi. Se passiamo in un villaggio ci seguono e poi si avvicinano per chiederci da dove veniamo, dove andiamo. Tutti sono gentilissimi e molto cortesi. Mai troppo invadenti. Moltissimi sono di origine italiana e desiderano raccontarci la loro storia. Sono disponibili per fornirci tutte le indicazioni ed addirittura ci tengono a scortarci fin sulla strada da prendere. Pochi sanno però leggere una carta ed indicarci semplicemente il luogo in cui ci si trova in quel momento.

Ora, finchè scrivo, siamo seduti in una trattoria, al primo piano. Sotto di noi, sul piazzale, vediamo le moto e varie persone che si avvicendano al loro fianco per farsi fotografare. Alla televisione stanno raccontando del terremoto che ha colpito il Cile questa mattina. C’è grande preoccupazione per l’accaduto.

Ripreso il cammino con vento forte da sinistra. Avremo così modo di pareggiare l’usura dei copertoni sul lato opposto a quello di ieri. Procediamo inclinati di 10 gradi per resistere al vento. Quando passa qualche grosso camion ci crea delle turbolenze che squassano la moto e ci fanno zigzagare. Sulla strada delle ormaie profonde rendono difficile il controllo. Un po’ per volta però ci si abitua.

Riflessioni: ogni giorno che passa, ogni chilometro che scorre sotto le ruote della mia moto, mi alleggerisce l’anima e mi libera la mente. Questi ultimi mesi sono stati davvero pesanti. Ora tutti i pensieri si stanno sciogliendo e si perdono lungo la via. Mi accorgo di non pensare a nulla e mi sento bene.

Stasera siamo arrivati sulla penisola di Valdes, territorio protetto dall’UNESCO in quanto habitat di molti animali tipacamente antartici, quali i pinguini, le orche, i leoni di mare, gli elefanti di mare e la balena franca australe. Faremo sicuramente un tour sperando di riuscire a vedere alcuni di questi esemplari.


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Itinerario del 26 febbraio 2010

Itinerario del 26 febbraio 2010

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26 febbraio 2010

Oggi abbiamo attraversato la “Pampa húmeda”. Facile intuire il significato del nome. C’è abbondanza d’acqua ovunque ed inoltre la scorsa settimana ci sono state delle alluvioni.

Definire queste praterie come sterminate, rischia di essere riduttivo. Centinaia e centinaia di chilometri su cui si alternano coltivazioni di girasoli, olivi, cipolle, grano e, dove cresce solo erba, mandrie di bovini o pecore o maiali a perdita d’occhio. Qui il cielo si perde in lontananza, colorandosi del verde dell’erba.

Il vento della Patagonia non ci ha fatto attendere. Ci è venuto incontro fin dalla mattina. Le raffiche, a volte molto forti, ci hanno costretto a viaggiare piegati sul lato a occidente.

Una delle curiosità, cui dovremo far l’abitudine, è quella di avere, a mezzogiorno, il sole dietro, pur facendo rotta verso sud. Eh si, anche le stelle che vedevo ieri sera non sono le stesse su cui tante volte ho fermato lo sguardo nelle calde serate di agosto o nelle gelide e limpide nottate invernali.

La strada è lunga e diritta ed i camion che ci vengono incontro formano una colonna continua. Fortunatamente il traffico è disciplinato e si viaggia bene, sui 120 Km/h.

Improvvisamente la mia moto comincia a strattonare ed il motore si ferma in 500 metri. Ecco il primo problema. Ovviamente il pensiero corre a valutare tutte le ipotesi e prospettive. Stacco le cannule della benzina dalla pompa che sembrerebbe a posto. Riaccendo ed il motore parte senza problemi. Mah…. Fatto sta che la moto riprende la sua corsa.

A sera avremmo percorso 400 chilometri senza altri problemi. Arriviamo in una zona inondata e si rende necessaria una deviazione che ci porta a percorrere una pista tra i campi, massacrata dal traffico pesante, con profonde impronte e sabbia alta. Tenere la moto in queste condizioni, carica e nelle “sabbie mobili”, non si dimostra facile. Si viaggia stando in piedi sulle moto, per abbassare il baricentro del carico. In una curva sbando e riesco a mantenere l’equilibrio con fortuna, più che per abilità, ma esco di strada, fermandomi a 10 metri dalla pista. Nini invece non ce la fa e, colto di sorpresa, si ritrova a terra. La velocità molto bassa e lo strato di sabbia sottile evitano conseguenze. Nini sta bene, solo la borsa del lato destro appare danneggiata. Perdiamo più di un’ora per smontarla e rimetterla in sesto alla meno peggio, tanto da poter riprendere il viaggio ed arrivare alla prossima cittadina in cui cercare un fabbro. Fortunatamente è in alluminio e si presta ad essere battuta ed aggiustata.

A Viedma troviamo un alberghetto e ci fermiamo per la notte.


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Itinerario del 25 febbraio 2010

Traccia GPS del 25 febbraio 2010

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25 febbraio 2010

La giornata è stata particolarmente lunga ed estenuante.

Soffocati dallo smog, perennemente ingorgati in un traffico da girone infernale, siamo arrivati al “Deposito fiscal”, per prelevare le moto, solamente alle 10 di mattina. C’è voluta poi un’ora per trovare un funzionario che ci desse retta.

Devo dire, con una punta di sano orgoglio, che i due semi corsi di spagnolo che ho seguito (a tratti) qualche hanno fa, si son rivelati utili e me la sto cavando benino. Siamo appena all’inizio e mi capita ancora di parlare in castigliano e sentirmi rispondere in inglese, ma conto di risolvere il problema “dentro de una semana”.

Fortunatamente gli addetti al deposito, un po’ per cortesia, molto per curiosità, si sono adoperati per aiutarci nell’opera di smontaggio delle casse, estrazione delle moto e poi assemblaggio del carico. Nini ha fatto 10 passaggi in dogana per compilare documenti sempre nuovi, per firmarne altri e per pagare un conto salato, anzi due, ma finalmente siamo usciti nel traffico.

Le moto sovraccariche, con copertoni nuovi tappati e la pressione probabilmente bassa, sono risultate quasi ingovernabili, in quanto leggerissime sulla ruota anteriore. Tra mille peripezie abbiamo raggiunto un’officina KTM dove, con gentilezza, competenza e velocità, hanno ricalibrato le sospensione della moto di Nini e ripristinato la pressione delle mie gomme, scesa inspiegabilmente a livelli molto bassi, dopo un mese e poco più dall’ultima verifica eseguita in Italia.

Si son fatte così le sei di sera e finalmente ci siamo reimmessi nel traffico diabolico della città. Dopo più di 30 kilometri abbiamo imboccato la Ruta Nacional 3. A tratti autostrada, a tratti a doppio senso di circolazione. La pampa ci ha accolto a braccia aperte, sconfinata.

L’unica indicazione attendibile che eravamo riusciti a raccogliere era per un alloggio nel paesino di Benito Juarez, a 380 kilometri. Alle 20 era già buio e la guida notturna, su strade trafficatissime da bestioni fumanti non è stata facile nè divertente. Finalmente alle 23 siamo arrivati a destinazione. Percorsi in totale 430 kilometri, non vedevo l’ora di metter qulcosa sotto ai denti e buttarmi su un letto.

Buono il ristorante e carino l’alberghetto, il prezzo veramente modico.

L’equivalente di 35 euro per cena e camera per persona. Ora ci prepariamo per ripartire……….a stasera quindi!


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24 febbraio 2010: arrivati a Buenos Aires

Dopo un estenuante volo di 14 ore da Roma e 24 ore dalla partenza da casa, eccoci arrivati a Buenos Aires.

L’hotel era già prenotato. Il primo tassista ci ha già fatto capire che ci dobbiamo svegliare. Infatti ci ha subito rifilato una bella fregatura. E lo sapevamo anche che si doveva stare attenti!!!

Passo numero due, prendere contatto con l’agenzia per lo sdoganamento delle moto. Contatto telefonico e, prima di tutto, banca e pagare!!!

Lo scrivo come memorandum per me e per chi ne dovesse mai aver bisogno in futuro: 333 dollari per l’agenzia, da aggiungersi a quanto già pagato allo spedizioniere in Italia. Poi documenti da portare in dogana dove, dopo 2 ore e mezza di timbri, copie e firme, usciamo con le carte in regola per andare al deposito dove dovrebbero trovarsi le nostre moto.

Anche qui procedure varie e documenti da presentare per l’ennesima volta ma alla fine, insperabilmente, riusciamo a vedere le casse.

Quella che contiene la moto di Nini appare leggermente sfondata su un lato. Procediamo ad una apertura parziale e riusciamo a verificare l’integrità di moto e bagaglio. Visto l’orario e la stanchezza che ormai ci assale, preferiamo rimandare tutto a domani. Saremo li molto presto e dovremo aprire gli imballi, cambianci e finalmente partire.

Se tutto va per il verso giusto avremmo fatto meglio del previsto, un solo giorno!